Il fluido di Mesmer ha preceduto la scienza delle influenze interpersonali

 

 

MONICA LANFREDINI & GIUSEPPE PERRELLA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 30 gennaio 2021.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: SAGGIO BREVE]

 

Introduzione. All’inizio di quest’anno si è deciso di dare vita a un progetto di studio per indagare in chiave storica, e per quanto possibile in una prospettiva scientifica, gli eventi e i fatti che hanno consentito a tecniche basate sull’influenza interpersonale di entrare nel novero delle terapie della medicina contemporanea. Abbiamo intitolato il campo tematico di questa esercitazione “Influenza interpersonale in medicina: dalla dimensione del magico alla scienza”.

Il presente scritto è il resoconto, in forma di breve saggio, del lavoro condotto nelle prime tre settimane di questa nuova avventura alla ricerca delle origini culturali di realtà attualmente appartenenti al campo delle neuroscienze. La nostra attenzione e il nostro impegno sono stati particolarmente dedicati al riesame critico di documenti poco conosciuti, nei quali abbiamo trovato spunti di notevole interesse.

Generalmente si considera l’ipnosi impiegata dal celebre neurologo francese Charcot per il trattamento delle pazienti affette da isteria, in lezioni alle quali aveva assistito lo stesso Sigmund Freud, la prima di queste tecniche, dalla quale, come è noto, il padre della psicoanalisi trasse nozioni sui processi inconsci, adoperate poi nell’elaborazione delle sue teorie che diedero origine alla prima forma di terapia psichica nella medicina moderna. In passato, cercando di comprendere come la pratica ipnotica in Francia fosse entrata nell’università, si è risaliti all’affaire Mesmer, ossia la storia di un poliedrico pensatore, rabdomante e musicista che, seguendo il flusso verso Parigi di tanti nobili e intellettuali di lingua tedesca attratti dalla corte colta e mondana della regina austriaca, vi giunse con un suo armamentario per curare gli ammalati convogliando su di loro un “fluido magnetico” di ipotetica origine astrale. Seguendo questa traccia, ci siamo resi conto della carenza di documentazione in molte trattazioni e dell’assenza quasi completa di analisi dei documenti redatti dai commissari che valutarono l’operato di Mesmer per conto del re di Francia.

Siamo stati attratti dall’idea di poter fornire le nostre riflessioni su contenuti di documenti poco noti, o virtualmente inediti perché le loro riproduzioni sono pressoché introvabili, sperando di riuscire a suscitare anche nei lettori interesse e considerazioni personali.

Focalizzando l’attenzione su questo specifico materiale, si è scelto di rinviare a un prossimo scritto l’argomento del rapporto nella diacronia storica fra medicina ed esperienze di influenza interpersonale.

 

Cornice temporale e vicende biografiche dell’autore dell’anacronistica tesi del “fluido magnetico universale” che diviene “magnetismo animale”. La società di corte, negli anni che precedono la Rivoluzione francese, è affascinata dagli esperimenti di induzione di una sorta di stato onirico attuati in pubblico da Friedrich Franz Anton Mesmer, un rabdomante svevo nato a Moos, presso il lago di Costanza, che aveva atteso a studi di filosofia, fisica e matematica in seminario[1] e, senza aver mai studiato anatomia, fisiologia e le altre discipline mediche dell’insegnamento universitario, si era procurato un titolo di “dottore in medicina” a Vienna con una dissertazione sull’influsso dei pianeti sull’uomo[2], ossia una tesi ritenuta infondata e improponibile dai medici italiani fin dal Rinascimento.

Infatti, è proprio il rigoroso ed esclusivo fondamento del sapere medico nello studio del corpo sano e ammalato ad aver guidato la lunga transizione dall’arte medica medievale alla scienza medica moderna, a partire dalle prime autopsie autorizzate dalla Chiesa, quale quella del medico-frate Mondino de’ Liuzzi, poi seguite dalle celebri notomie di Santa Maria Nova in Firenze cui prese parte Leonardo da Vinci. Anche sotto l’influsso del sapere fisico e naturalistico, nato presso le facoltà mediche europee, si realizza un cambiamento che fa del dottore non più semplicemente un compassionevole uomo di cultura che dispone di conoscenze, metodi e ricette per alleviare la sofferenza e favorire la guarigione, ma un vero uomo di scienza che può e deve contribuire al progresso della società. Lo sviluppo scientifico della medicina, che nel secolo precedente aveva vissuto una stagione di progressi senza pari nella storia, aveva contribuito al cambiamento epocale e allo sviluppo civile di tutta l’Europa, elevando il grado medio di raziocinio e logica nell’interpretazione della realtà. A tal proposito, non si dimentichi che per lo studio universitario di matematica, fisica e ogni altra disciplina scientifica bisognava iscriversi alla facoltà di medicina, che comprendeva tutte le scienze e per secoli era stata l’unica a conferire il titolo di “dottore”.

Il Seicento, quando l’innovatore della fisica e dell’astronomia Galileo Galilei aveva introdotto il metodo scientifico, di cui Cartesio aveva illustrato magistralmente la logica, era stato un secolo di grande sviluppo per la scienza, basti pensare alla legge della gravitazione universale formulata da Isaac Newton, che sviluppa con Leibniz il calcolo differenziale o infinitesimale e fornisce struttura matematica alle leggi di Keplero. Un’epoca che aveva definitivamente consegnato alla storia l’antropomorfismo letterario e religioso di Greci e Romani nell’approccio ai corpi celesti, identificati con le divinità dell’Olimpo, affidando alla matematica la guida della conoscenza empirica della realtà fisica dell’universo osservabile.

In quel secolo, un medico inglese concepisce la Chimica come scienza, separandola dall’alchimia, e Robert Boyle pubblica il primo libro di chimica (The Sceptical Chymist, 1661); William Harvey scopre la circolazione del sangue, creduto fino allora fermo in contenitori naturali, detti appunto “vasi sanguigni”; Thomas Willis scopre il poligono arterioso che, attraverso l’anastomosi di rami della carotide e rami della succlavia, fornisce sangue al cervello, irrorato come qualsiasi altro organo del corpo; Niccolò Stenone scopre il dotto della ghiandola parotide e studia la struttura del cervello; Anton van Leeuwenhoek perfeziona il microscopio e scopre che in tutti gli esseri sessuati la fecondazione avviene mediante spermatozoi; Thomas Sydenham descrive la corea, innova la semeiotica medica introducendo il concetto di entità morbosa, e supera la tradizione nosografica galenica.

Si potrebbe andare avanti ancora a lungo nell’elencare scoperte e acquisizioni cruciali nella rivoluzione scientifica del XVII secolo, ma ciò che importa rilevare è che un secolo dopo l’empirismo di Locke, Berkeley e Hume, la Parigi in cui approda Mesmer è la città natale di Lavoisier, uno dei massimi protagonisti della storia della scienza, che scoprì l’Ossigeno, il Carbonio, l’Azoto e il Silicio, e denominò “Idrogeno”, dopo aver provato che la “combustione” dell’H2 generava acqua (idro: acqua, geno: genero), l’elemento preconizzato già da Teofrasto Bombasto Paracelso e studiato da Cavendish, tradizionalmente considerato lo scopritore.

E proprio al giudizio di Lavoisier, ossia lo scienziato del “nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma”, sarà sottoposto Mesmer con la sua bacchetta, che aveva già usato in patria come rabdomante, e il baquet, ossia un bacino contenente acqua, limatura di ferro, frantumi di vetro e parti di piante aromatiche[3], in funzione di amplificatore del suo magnetismo che riteneva si trasmettesse grazie a un conduttore d’acciaio, dal quale si dipartivano lunghi cordoni di lana, all’occorrenza posti a circondare la parte malata di ciascuno dei pazienti che si accalcavano intorno al bacino. Le esibizioni pubbliche dell’autoproclamato scopritore del “fluido magnetico” ricordavano la messinscena tipica dei ciarlatani di piazza, che allestivano spettacoli improvvisati con sodali mimetizzati fra il pubblico di curiosi e pronti a fingersi volontari entusiasti di rispondere alla richiesta del cerretano di partecipare all’esibizione, per contribuire a propagandare la bontà di rimedi curativi o di una virtù dell’arte taumaturgica.

Ma per spiegarsi come una società colta ed evoluta, anche se percorsa da fermenti, turbolenze e conflitti sociali che sfociarono nella Rivoluzione, possa aver dato credito ad uno straniero dal curriculum sui generis che, esprimendosi con un lessico desueto da secoli, dichiara di aver scoperto un misterioso fluido che collega gli astri del cielo alla salute umana, sarà necessario fare un passo indietro nella diacronia biografica che lo riguarda.

Mesmer non è un Cagliostro, sia nella tradizionale identificazione con il Palermitano Giuseppe Balsamo e con la sua fama sinistra di ipnotista manipolatore ed alchimista eretico, sia che si considerino Cagliostro e Balsamo due persone distinte[4], perché non è né un truffatore di professione né uno che vive di espedienti, ma già da giovane è considerato un rispettabile membro dell’aristocrazia alla ricerca di gloria e fama.

Anton, come lo chiamavano i suoi numerosi e influenti amici, non era il figlio di un cacciatore povero, come si legge in biografie mal copiate che circolano sul web, perché suo padre aveva il titolo di Capocaccia del Principe Arcivescovo di Costanza[5] e fin da piccino lo aveva introdotto nell’élite aristocratica attraverso l’educazione e l’istruzione in seminario, dove aveva studiato anche musica e tecnica strumentale, preferendo l’organo e il clavicembalo al flauto e al violoncello. A quell’epoca, un tale percorso formativo conferiva, a chi non aveva la vocazione al sacerdozio, titoli di status sociale oltre che d’istruzione, che rendevano quasi automatica l’attribuzione di attestati di studio da parte delle istituzioni universitarie, ordinariamente gestite da nobili ed ecclesiastici. Il giovane Anton era consapevole di aver ricevuto dal barone Anton von Starck, per la sua Dissertatio esoterica, il diploma di “dottore in medicina” quasi ad honorem per i suoi precedenti titoli, anche se “la dissertazione non era stata magistrale ed istruttiva, bensì oscura e poco fondata”[6], come si legge anche in una biografia agiografica quale quella di Tuillier[7].

Ma il titolo ottenuto, che si rivelerà molto utile sei anni dopo, nel 1772 quando aprirà a Vienna uno studio per curare con il fluido magnetico i più creduloni fra i facoltosi, era parte della paziente opera di costruzione di un’immagine pubblica di persona eccellente e ammirata. A questo fine frequenta i circoli più esclusivi e diviene membro del “Circolo dei Cavalieri e Fratelli Iniziati dell’Asia”, Cavaliere dell’Ordine di Malta e, grazie all’amico Konrad Heinlein, giunge agli alti gradi della Massoneria. La passione per la musica gli fu di grande aiuto per ottenere l’amicizia di Wolfgang Amadeus Mozart.

L’evento chiave nella scalata sociale era stato però il suo matrimonio di interesse, che gli aveva consentito di entrare nell’élite europea per rango e potere di influenza transnazionale: aveva sposato infatti la ricchissima ma non più giovane baronessa Maria Anna von Bosch, vedova del Consigliere Imperiale von Bosch. Da quel momento, Mesmer vive nel lusso e frequenta quotidianamente quell’aristocrazia europea che vuole affascinare e persuadere, per renderla convinta assertrice delle sue tesi e piegare la logica empirica e la ragione degli scienziati a un’accettazione poetico-filosofica, anche se anacronistica, di un parto della sua fantasia.

Ciò che faceva Mesmer non era tanto diverso dall’esperimento di Athanasius Kirker[8] con le galline, quando tracciava sul piano di appoggio una linea diritta davanti al loro becco e queste rimanevano ferme, ipnotizzate; ma per lo Svevo di Moos l’effetto prodotto sulle persone doveva essere mediato da un fluido invisibile di natura magnetica, proveniente dai corpi celesti.

Mesmer non è un Cagliostro, anche perché lui crede nelle cose che afferma. Questa è la sua forza, ma anche il suo limite, perché mostra di essere del tutto insensibile al dubbio scientifico e alla prudenza della ragione; quest’ultima sempre suggerita alle persone di buon senso, in ogni epoca della storia, dalla mancanza di prove a sostegno di una tesi.

 

Il “Mesmerismo” diventa una moda dell’alta società, ma il re teme l’impostura e istituisce una commissione per la verifica. Mesmer, credendo di produrre effetti sui volontari che accettano di sottoporsi ai suoi esperimenti attraverso una forma di energia invisibile che ritiene di poter identificare con la forza magnetica, in realtà promuove, favorisce o induce in persone predisposte o suscettibili uno stato simil-ipnotico, ossia una condizione intermedia tra il sonno e la veglia. A tale stato di trance i contemporanei danno il nome di “sonnambulismo magnetico”. Ma non accade solo questo durante i suoi “esperimenti”: alcune donne, ad esempio, sono colte da convulsioni. Alla luce delle conoscenze attuali, sappiamo che la riduzione artificiale del controllo inibitorio complessivo della corteccia cerebrale può facilitare, in persone con diatesi altrimenti compensata, l’attivazione di focolai epilettici e la diffusione dell’attività critica a tutta la superficie encefalica, scatenando una crisi di grande male epilettico.

Il verificarsi di tali crisi è interpretato dallo stesso Mesmer come una prova dell’esistenza del fluido magnetico e del suo potere di agire materialmente sulle persone. Ma è particolarmente interessante ricostruire l’evoluzione creativa del suo pensiero nel tempo, alla luce delle esperienze compiute. Anche se retrospettivamente collocherà la sua scoperta del “magnetismo animale” ai tempi della dissertazione, bisogna dire che in questo scritto non ve n’è traccia e che la stessa parola “magnetismo” vi figura una sola volta, verso la fine. In realtà, lui passa da un “magnetismo astrale” a un “magnetismo minerale”, interessandosi all’uso dei magneti in medicina e, a partire dal 1772, fa sempre più spesso esperimenti sui pazienti del suo studio con magneti naturali o altri mediatori inorganici del presunto magnetismo dell’universo.

Mesmer, poco per volta, decide di rinunciare a tutto l’apparato da baraccone in fiera e operare con la sola bacchetta o solo con le mani sulle persone già immerse nella trance ipnotica. Dopo essersi reso conto che si poteva determinare commutazione dello stato di coscienza anche senza magneti, nel 1775 annuncia l’esistenza del “magnetismo animale”; ma tenta di retrodatare la “scoperta” scrivendo: “Il magnetismo animale che da molto tempo ho scoperto”[9]. Nella Memoria del 1779 non accenna nemmeno alla forza di gravità e afferma che nel 1766 intendeva riferirsi al magnetismo animale, quando indicava la proprietà del nostro organismo di reagire all’azione dei corpi celesti e della terra[10]. Nel 1781 scrive: “Quattordici anni fa annunciai per la prima volta al mondo scientifico l’esistenza del magnetismo animale”[11]. La transizione si era dunque compiuta e Mesmer era passato dal convogliare sugli ammalati il “fluido magnetico astrale”, all’uso del potere magnetico del suo corpo e, particolarmente, delle sue mani.

In quello stesso anno invia il Compendio storico sul magnetismo animale a 47 accademie scientifiche, il cui elenco include l’Accademia delle Scienze di Pietroburgo, l’Accademia delle Scienze di Berlino, l’Accademia Reale delle Scienze di Madrid, la Società Reale di Medicina di Londra, la Società Reale di Medicina di Copenaghen, il Collegio di Medicina di Amsterdam, la Facoltà di Medicina di Vienna e l’Accademia delle Scienze del Massachusetts. In tal modo, riesce a raggiungere un numero elevatissimo di docenti, discenti e ricercatori; ma nell’esordio del Compendio si proclama “…l’unico possessore della verità più preziosa per il genere umano”, con una formula tipica del delirio di grandezza e del tutto estranea alle forme e ai contenuti della comunicazione medico-scientifica.

Intanto, il “mesmerismo” era divenuto un argomento di attualità in tutti i salotti parigini, dove spesso si improvvisavano anche “esperimenti magnetici”, che presso molti giovani borghesi e nobili erano diventati una sorta di gioco di società. La maggior parte dei medici rimaneva ostile, non perché si sentisse minacciata nel prestigio personale o nel potere derivato dal sapere scientifico, come adombrato da Khalid Najab[12], ma perché non vedeva ragioni per accettare un’idea vaga e irrazionale non suffragata da alcun fatto empirico o ragionamento dimostrativo.

Nel 1784 il re di Francia Luigi XVI istituisce una commissione per l’esame peritale del “magnetismo animale”, scegliendo i commissari presso la Facoltà di Medicina e l’Accademia delle Scienze: la richiesta del sovrano è che le migliori menti della medicina e delle altre scienze stabiliscano se questo fenomeno esiste, quali siano le sue basi fisiche e se sia utile o dannoso[13]. Vale la pena leggere dal documento originale alcuni stralci del resoconto degli esperimenti condotti dalla commissione, cominciando dalla riproduzione del frontespizio in lingua italiana[14]:

 

RESOCONTO DEGLI ESPERIMENTI

effettuati per l’esame

DEL MAGNETISMO ANIMALE

LETTO ALL’ACCADEMIA DELLE SCIENZE

dal Signor Bailly, a suo nome e a nome dei

Signori Franklin, Le Roy, de Bory e Lavoisier

il 4 settembre 1784

alla presenza di S. E. il Conte di Oëls

PUBBLICATO PER ORDINE DEL RE[15]

 

«Lor signori sanno che il Re ha scelto, nella Facoltà di Medicina e in questa Accademia, alcuni Commissari incaricati di esaminare il Magnetismo animale e di esprimere la loro opinione riguardo alla sua esistenza e alla sua utilità. A tal proposito abbiamo riferito al Re e anche pubblicamente. […] Signori, quando dico noi intendo dire l’intera Commissione; non sono state operate distinzioni, il lavoro appartiene a tutti: infatti, parimenti guidati dall’interesse per la verità, siamo sempre stati uniti, sempre unanimi. Il resoconto che qui verrà fornito è un particolare omaggio dei vostri Confratelli; ma esso non contiene niente che non sia il risultato del comune lavoro dei membri delle due Compagnie» […].

«In primo luogo ci siamo chiesti per quali risorse venissero prodotti tanti effetti sorprendenti, e quali fossero i motivi che li facessero attribuire a un fluido sconosciuto e nuovo, a un fluido che appartiene all’uomo e che agisce sull’uomo. […] successivamente, procedendo alla maniera dei fisici, abbiamo cercato di riconoscere la presenza del fluido, ma questo fluido sfugge a ogni senso. Ci hanno dichiarato che la sua azione sui corpi animati era l’unica prova verificabile della sua esistenza. Nel nostro Rapporto lor Signori hanno visto tra i pretesi effetti di quest’azione, le solide ragioni, che ci hanno fatto respingere assolutamente la cura delle malattie. La natura agisce contemporaneamente al rimedio: non sappiamo se il sollievo dipenda dal rimedio o dalla natura. Talvolta la natura guarisce senza rimedio; come convincersi dell’esistenza di un invisibile rimedio attraverso certe guarigioni che la natura può operare senza di esso? Dunque siamo stati costretti a limitarci all’osservazione dell’azione fisica del fluido, operante sull’economia animale dei cambiamenti momentanei» […].

«La serie di esperimenti da noi effettuati, ci ha consentito di concludere e di stabilire che niente prova l’esistenza del fluido magnetico animale. La sana fisica non consente il ricorso a un fluido sconosciuto e impercettibile, per spiegare effetti che possono tutti essere prodotti dall’immaginazione, da sola o combinata col contatto e l’imitazione» […].

«La ricerca di un agente che non esiste, serve dunque a far conoscere una reale potenza dell’uomo; l’uomo ha il potere di agire sul suo simile, di scuotergli il sistema nervoso e di imprimergli convulsioni. Ma questa azione non può essere considerata fisica; noi non constatiamo che dipenda da un fluido comunicato; essa è del tutto morale, è quella dell’immaginazione sull’immaginazione. Azione quasi sempre pericolosa, che si può osservare da filosofi, e che è il caso di conoscere solo al fine di prevenirne gli effetti.

«Il Magnetismo non sarà stato del tutto inutile alla filosofia che lo condanna; è un fatto da consegnare alla storia degli errori dello spirito umano, un grande esperimento sul potere dell’immaginazione»[16].

I commissari sembrano a un passo dalla scoperta dell’effetto placebo, o forse, senza andare troppo oltre nell’attribuire loro la capacità di precorrere i tempi nell’intuire il potere della mente su sé stessa, si può dire che con “azione dell’immaginazione sull’immaginazione” anticipano un tema psicologico di grande attualità un secolo dopo: la suggestione.

L’esame degli scienziati aveva messo in evidenza un fatto incontrovertibile: l’origine di quegli effetti incostanti sulle persone sottoposte all’influenza di Mesmer era attribuito al fluido per tesi precostituita in assenza di qualsiasi nesso di causalità fra un ente fantasmatico e un effetto incostante. Mesmer non aveva scoperto nulla nella realtà, ma aveva sperimentato il cosiddetto “effetto eureka”, ossia la sensazione di aver trovato la soluzione di un enigma, per un processo avvenuto nella sua mente. Come nell’intuizione delirante, Mesmer non distingue ciò che si è prodotto nella sua mente da un fenomeno registrato dai suoi sensi: questa evidente analogia spiega perché tanti psichiatri abbiano analizzato gli scritti del magnetizzatore alla ricerca di prove per una presunta psicosi.

Nell’estate del 1784, quando le autorità mediche assistono nel caldo clima di quei giorni alla commutazione di stato mentale, che sarà poi detta “abreazione”, soprattutto di donne dell’alta società che, pur apparendo in una sorta di condizione sonnambulica, sembrano avere reazioni fisiche ed emozionali quando toccate dal magnetizzatore, si fa strada un ragionamento diverso dall’esame impostato secondo la concezione dello stesso Mesmer, che definiva l’azione da lui compiuta una dimostrazione di come si possa, con o senza strumenti conduttori di magnetismo, trasmettere una particolare energia nella mente e nel corpo di una persona. Se si vuol cercare di svelare il trucco di un illusionista, non si deve seguire ciò che lui dice per distrarre l’attenzione dall’artificio celato agli occhi dello spettatore, ma cercare una logica alternativa, quella del modo in cui si possa produrre l’effetto con un mezzo diverso da quello su cui si richiama l’attenzione del pubblico. E in questa ottica si sono posti Benjamin Franklin, Antoine Laurent de Lavoisier e gli altri commissari. Dunque, escluso ogni fluido magico o magnetico, rimaneva un uomo che parlava a delle persone semiaddormentate, che toccava di tanto in tanto.

Durante questa verifica disincantata degli esperimenti di Mesmer, i commissari si resero conto che alcune loro osservazioni, non decisive per il giudizio sull’esistenza del “fluido magnetico animale” e sul valore medico di quella pratica, ma di assoluto rilievo etico, non si sarebbero potute inserire nel rapporto destinato a una diffusione pubblica. Si decide dunque, dopo aver consultato il ministro del re, per un “rapporto segreto” stilato in isolamento protetto, destinato all’attenzione del solo sovrano e della cui esistenza non sarebbe dovuta trapelare alcuna voce.

 

Il “Rapporto Segreto” sul Mesmerismo riservato esclusivamente al re Luigi XVI. Non si tratta della segretazione di fatti di rilievo politico o militare per la protezione dello stato, come comunemente avviene ai nostri giorni, ma dell’apposizione del sigillo di inviolabilità ad osservazioni su una delicata questione morale, che si temeva potesse essere fraintesa e interpretata come insinuazione a danno dell’onorabilità di signore e persone notabili, appartenenti all’élite dei privilegiati che godevano dei favori della nobiltà e della stima del clero, incluso lo stesso Mesmer.

La decisione dei commissari è tempestiva, e viene presa nei primi giorni del mese di agosto, così che subito dopo la celebrazione di San Lorenzo lo scritto possa essere affidato al ministro per la consegna al sovrano. Le osservazioni, dopo la consegna del documento segreto, proseguono durante tutto il mese di agosto e il rapporto ufficiale, come abbiamo già visto, è consegnato solo il 4 di settembre.

Anche per questo scritto proponiamo lo stile del frontespizio del documento originale[17], ma interpoleremo alle citazioni dirette del testo alcune nostre osservazioni.

 

 

RAPPORTO SEGRETO SUL MESMERISMO

O MAGNETISMO ANIMALE

Redatto da Bailly

Firmato da: Franklin, Bory, Lavoisier, Bailly,

D’Arcet, Guillotin, Leroy

 

[Redatto in Parigi l’11 di agosto del 1784]

 

 

«I commissari incaricati dal Re dell’esame del magnetismo animale, nel redigere il rapporto che dev’essere presentato a sua maestà e che forse è destinato a diventare pubblico, hanno ritenuto di sopprimere per precauzione un’osservazione che non dev’essere divulgata; ma non hanno voluto dissimularla al ministro di sua maestà; questo ministro li ha incaricati di stenderne una nota destinata a essere sottoposta all’attenzione del re e riservata esclusivamente a sua maestà.

«Tale importante osservazione concerne i costumi. I commissari hanno riconosciuto che le principali cause degli effetti attribuiti al magnetismo animale sono il contatto, l’immaginazione e l’imitazione; hanno osservato come le donne soggette a crisi siano sempre più numerose degli uomini. Questa differenza ha come causa prima la diversa organizzazione dei due sessi. Le donne hanno generalmente i nervi più attivi, la loro immaginazione è più vivace, più esaltata. È facile colpirla, metterla in moto».

Le affermazioni sulle donne non sono dedotte dalle conoscenze scientifiche del tempo, ma riflettono luoghi comuni interpretativi del dimorfismo sessuale accentuato dai modelli culturali e dallo stile educativo dell’epoca. Ma, proseguiamo nella lettura.

«Questa grande attività dei nervi, conferendo loro sensi più delicati e più squisiti, le rende più suscettibili alle impressioni del contatto. Toccandole in un punto qualsiasi si potrebbe affermare di toccarle dappertutto. Questa grande attività dei nervi determina il fatto che siano più disposte all’imitazione».

Si adopera il termine “imitazione” per riferirsi all’esecuzione obbediente degli ordini impartiti sotto ipnosi.

«Questa conformazione fa capire come mai le donne siano soggette a crisi più frequenti, più prolungate, più violente degli uomini, e proprio alla sensibilità dei loro nervi si deve la maggior parte delle loro crisi.

«Alcune di queste crisi dipendono da una causa nascosta […]. Questa causa è l’ascendente di un sesso sull’altro conferito dalla natura per attrarlo e sommuoverlo. Sono sempre gli uomini a magnetizzare le donne; le relazioni così stabilite sono indubbiamente quelle di una malata nei confronti del proprio medico: ma questo medico è un uomo; qualunque sia lo stato di malattia, esso non ci spoglia del nostro sesso, non ci sottrae del tutto al potere dell’altro; la malattia può affievolire le impressioni, senza però annullarle. D’altronde, in maggior parte, le donne che si affidano al magnetismo non sono realmente malate; molte vi arrivano per oziosità e per divertimento, altre, che hanno qualche disturbo, non per questo conservano meno la loro freschezza e la loro forza: i loro sensi sono del tutto integri; la loro giovinezza possiede tutta la sua sensibilità. Hanno abbastanza fascino per agire sul medico; hanno abbastanza salute perché il medico possa agire su di loro: quindi il pericolo è reciproco. La vicinanza a lungo protratta, gli indispensabili toccamenti, la comunicazione di calore individuale, il confondersi degli sguardi sono le vie conosciute dalla natura e i mezzi da essa predisposti da sempre per operare efficacemente la comunicazione delle sensazioni e degli stati affettivi».

Per comprendere le ragioni di questa forma nel comunicare il rilievo di eccitazione erotica negli esperimenti di “magnetizzazione” condotti da Mesmer e D’Eslon, il dettaglio descrittivo nelle parole che seguono e, in generale, la segretezza del rapporto, bisogna aver presente che all’epoca, non solo da parte dei credenti cattolici, ma anche da parte degli agnostici illuministi e degli atei rivoluzionari, si dava importanza primaria ai costumi sessuali nel giudizio di rispettabilità, onorabilità e affidabilità di una persona, ossia nella considerazione del valore sociale espresso dalla reputazione secondo criteri condivisi da nobili, clero e terzo stato. Nel tempo presente si è giunti ad una banalizzazione della sessualità e all’artificiosa separazione delle pratiche sessuali dai rapporti di responsabilità delle persone fra loro e verso la collettività – e verso la divinità, nel caso dei credenti – secondo il principio del “tutto è lecito tra consenzienti”. L’assunzione del punto di vista della maggioranza dei nostri contemporanei, non consente di comprendere quanto sia delicata la comunicazione della componente erotica nell’esperienza di donne che fanno dell’integrità morale un punto di forza individuale e una virtù sociale a vanto dell’onorabilità dell’intera famiglia. Si tenga conto, infine, che agli esperimenti partecipavano anche signore e fanciulle provenienti da famiglie molto in vista.

Riprendiamo la lettura del rapporto segreto dal punto in cui l’abbiamo interrotta.

«L’uomo che magnetizza di solito tiene le ginocchia della donna strette tra le sue; di conseguenza le ginocchia e tutte le parti inferiori del corpo sono a contatto. La mano è applicata sugli ipocondri e talvolta più in basso sulle ovaie. Il tatto viene dunque esercitato contemporaneamente su un’infinità di parti, e vicino alle parti più sensibili del corpo. Spesso l’uomo che ha la propria mano sinistra così applicata, passa la destra dietro il corpo della donna; il movimento dell’uno e dell’altra è rivolgersi reciprocamente per favorire questo doppio contatto; la vicinanza diviene la maggiore possibile, il viso quasi tocca il viso, gli aliti si incontrano nel respiro, tutte le impressioni fisiche vengono condivise istantaneamente, e la reciproca attrazione dei sessi deve agire in tutta la sua forza; non è per niente straordinario che i sensi si accendano. L’immaginazione, che agisce contemporaneamente, diffonde un certo disordine in tutto l’insieme; sospende il giudizio, svia l’attenzione; le donne non possono rendersi conto di quello che provano, ignorano lo stato in cui si trovano».

Si notino queste ultime affermazioni: l’immaginazione – termine col quale i commissari indicano il processo mentale che ha luogo nello stato ipnotico – fa perdere l’ordine cosciente, la capacità di giudizio e l’attenzione critica alla situazione; ma sostanzialmente le donne sono innocenti perché non hanno coscienza di quanto accade[18].

Osservando con attenzione, gli autori del rapporto erano andati oltre e si erano resi conto, in qualche modo, che in quelle interazioni cambiava l’assetto funzionale dell’organismo della donna (crisi); tuttavia, le conoscenze di fisiologia di fine Settecento non erano tali da consentire una sintesi scientifica di quanto accadeva e, quindi, ricorrono alla descrizione narrativa:

«I medici commissari, presenti e attenti al trattamento, hanno osservato con cura quanto succede. Quando si prepara questa specie di crisi, il viso s’infiamma gradualmente, l’occhio diventa ardente, ed è il segno attraverso cui la natura annuncia il desiderio. Si vede la donna abbassare la testa, portare la mano alla fronte e agli occhi per coprirli; il suo abituale pudore veglia a sua insaputa e le ispira la precauzione di celarsi. Comunque la crisi continua e l’occhio si turba: è un segno inequivocabile del totale disordine dei sensi. Questo disordine può non essere percepito da colei che lo prova, ma non è affatto sfuggito allo sguardo osservatore dei medici. Dal momento in cui questo segno si è manifestato, le palpebre diventano umide; la respirazione è ansimante, interrotta; il petto si alza e si abbassa rapidamente; s’instaurano le contrazioni, così come i movimenti precipitosi e bruschi o delle membra o dell’intero corpo».

Qui è evidente, e nelle parole successive ancora di più, il tentativo un po’ maldestro di riunire in un unico prototipo le donne che avevano contrazioni orgasmiche e le donne che sviluppavano crisi epilettiche. Continuiamo a leggere.

«Nelle donne vivaci e sensibili, l’ultimo stadio, il termine della più dolce delle emozioni, spesso è una convulsione. A questo stato succedono il languore, l’abbattimento, una sorta di sonno dei sensi, che costituisce il necessario riposo dopo una forte agitazione». È evidente l’equiparazione della fase di rilassamento e sonno che segue le fasi tonica e clonica delle crisi di grande male epilettico all’aspetto rilassato che assume il corpo dopo l’acme erotico. E nelle parole seguenti si riconosce ancora la forzatura di comprendere in un’unica categoria reattiva le donne che si sottopongono alla magnetizzazione per “oziosità o divertimento” e le affette da epilessia, nella convinzione di trovarsi di fronte a risposte più o meno intense allo stesso effetto. Riprendiamo la lettura del rapporto segreto.

«La prova che tale stato di convulsione, per quanto possa sembrare straordinario a coloro che lo osservano, non ha nulla di penoso, non ha nulla se non di naturale per coloro che lo provano, è che, dopo che è cessato, non ne rimane alcuna traccia spiacevole. Il suo ricordo non è sgradevole, le donne si sentono meglio e non provano nessuna ripugnanza a sentirlo nuovamente. Siccome le emozioni provate sono i germi delle affezioni e delle inclinazioni, si capisce perché colui che magnetizza ispiri una tale attrazione; attrazione che dev’essere più evidente e vivace per le donne che per gli uomini, dato che l’esercizio del magnetismo è affidato soltanto a uomini. Senza dubbio parecchie donne non hanno affatto provato tali effetti, altre hanno ignorato tale causa degli effetti da loro provati; più sono virtuose, meno devono averlo sospettato». Seguono poi due frasi che compongono una velata richiesta al sovrano di “sindacato ispettivo” sulla pratica del magnetismo:

«Si assicura che molte se ne sono accorte e si sono ritirate dal trattamento magnetico; ma quelle che lo ignorano hanno bisogno di essere tutelate».

Dopo una verifica che ha implicato riscontri anamnestici e interrogatori di persone che si sono sottoposte anche per due anni a regolari sedute di magnetizzazione, i commissari si sono convinti della sostanziale innocuità della pratica, ma temono l’impatto sui costumi sessuali e lo dichiarano esplicitamente a Luigi XVI.

«Il trattamento magnetico può essere pericoloso solo per i costumi. Proponendosi di guarire malattie che richiedono un lungo trattamento, si eccitano emozioni gradevoli e desiderate, emozioni che si rimpiangono, che si cerca di ritrovare, in quanto esse hanno per noi un fascino naturale, le quali, se fisicamente contribuiscono alla nostra felicità, non sono per questo moralmente meno condannabili, infatti sono tanto più pericolose, quanto più facile è contrarne la dolce abitudine. Uno stato provato quasi in pubblico, in mezzo ad altre donne che sembrano provarlo allo stesso modo, non presenta niente di allarmante; ci si sofferma, vi si insite, e non ci si accorge del pericolo se non quando è troppo tardi. Esposte a questo pericolo, le donne forti se ne allontanano, quelle deboli possono perdervi la reputazione e la salute».

Il rapporto segreto prosegue col confronto fra la pratica di Mesmer e quella del suo allievo D’Eslon[19], concludendo che la sostanza è identica.

«Non si hanno guarigioni reali, i trattamenti sono lunghissimi e infruttuosi. C’è, per esempio, il malato che si sottopone al trattamento da diciotto mesi o due anni, senza nessun miglioramento; alla lunga si annoierebbe di praticarlo, cesserebbe di andarvi. Le crisi fanno spettacolo; occupano, interessano: del resto, per occhi poco attenti, sono effetti del magnetismo e prove dell’esistenza di questo agente, che in realtà non è altro che il potere dell’immaginazione».

E poi: «Se il signor Mesmer annuncia una più vasta teoria, questa sarà soltanto più assurda; gli influssi celesti sono una vecchia chimera e da tempo se ne è riconosciuta la falsità».

Infine: «si può dunque concludere ragionevolmente che, qualunque sia il mistero del magnetismo del signor Mesmer, tale magnetismo non dev’essere più reale di quello del signor D’Eslon, e che i procedimenti dell’uno non sono né più utili né meno pericolosi di quelli dell’altro»[20].

Dunque, gli influssi celesti sono una vecchia chimera e non esiste il fluido magnetico; ma non esiste neanche il magnetismo animale, perché è la mente di un uomo a determinare uno stato mentale nelle donne, che appaiono soggiogate e vulnerabili, in una condizione che mette a rischio reputazione e salute. Sembra la posa di una pietra tombale sulla possibilità che la medicina scientifica accetti fra i suoi metodi terapeutici una pratica di influenza psichica interpersonale ma, dopo un secolo, nelle più prestigiose istituzioni mediche francesi si discute di ipnosi medica.

 

Considerazioni per una conclusione provvisoria, in attesa di riprendere il filo che porta da Mesmer, attraverso gli studi di Bernheim sulla suggestione, alla concezione di Freud.

Il tempo storico che segue le vicende che abbiamo appena discusso consente di seguire fili differenti, e fra i più interessanti vi sono quello dei rapporti dell’ipnotismo con la criminologia e le leggi degli stati nazionali e quello dello sviluppo di tecniche di ipnosi che, a un secolo di distanza, si riproposero all’attenzione della medicina scientifica. Su questi argomenti, per i quali disponiamo già di una copiosa documentazione, intendiamo soffermarci in un prossimo scritto, ma ora ci sembra opportuno fare qualche altra considerazione sulle esperienze testimoniate dai commissari di re Luigi XVI.

Non sapremo mai quando e per quale vera ragione Mesmer e il suo allievo D’Eslon cominciarono a stabilire un’intensa interazione fisica con le donne sottoposte alla loro pratica inconsapevolmente ipnotica, anche se sappiamo dal “Rapporto Segreto” che si stabiliva un contatto fisso e protratto fra i corpi, al quale si aggiungeva un movimento delle mani, ad esempio con la sinistra sugli ipocondri o più in basso, e la destra dietro la schiena. È vero che la semeiotica fisica, fase preliminare per l’orientamento delle procedure diagnostiche, consta tipicamente dei canonici tre tempi: ispezione, percussione, palpazione, per cui non meraviglia che un medico tocchi il corpo delle sue pazienti; ma un disturbo psichico o la semplice curiosità di sperimentare la “magnetizzazione” non avrebbero certo richiesto l’esame obiettivo locale di addome, lombi o inguine.

Uno dei motivi deve essere stato il riscontro positivo ricevuto dalla prima paziente alla quale, per ragioni che ci sfuggono, si è provato a trasmettere la magnetizzazione attraverso il contatto corporeo diretto, perché le conoscenze attuali di fisiologia ci consentono di comprendere in che modo l’accostamento fra i corpi può generare effetti positivi e sensazioni gradite.

In psicologia si è speculato molto e con ragione sull’esperienza precoce e prototipica dell’essere tra le braccia della propria madre, ma non volendo addentrarci in una possibile ontogenesi della reazione positiva all’abbraccio e alla percezione fisica del corpo di un’altra persona, ci limitiamo a riferirci alla risposta biologica dell’organismo nelle condizioni più tipiche e frequenti dell’età adulta[21].

Il contatto fisico prolungato fra un uomo e una donna, anche senza eccitazione sessuale, è in grado di ridurre i livelli circolanti di cortisolo, il principale ormone dello stress, e accrescere il rilascio di ossitocina ipotalamica[22]: due importanti marker di cambiamento del regime funzionale dell’organismo[23], che può passare da uno stato cerebrale di allerta e fisico di prevalenza ortosimpatica ad uno stato di serenità neuropsichica con il tono parasimpatico tipico del rilassamento. L’interazione fisica riduce la pressione arteriosa, non solo quale effetto temporaneo del contatto, ma anche a lungo termine quando costituisce esperienza abituale; infatti, gli uomini single presentano valori di pressione sanguigna più elevati di quelli sposati o con una relazione di coppia stabile. Anche se nelle donne giovani, che tendono fisiologicamente a un regime pressorio più basso, gli effetti sulla pressione arteriosa sono meno evidenti, si rileva in modo marcato il miglioramento del tono dell’umore e l’inibizione dei sistemi neuronici dello stress.

Il contatto fisico, associato alla riduzione ipnotica del controllo cosciente che avviene mediante l’attività di circuiti che veicolano informazioni in grado di attivare anche a basso regime sistemi neuronici di allerta e ansia, con ogni probabilità avrà prodotto nelle donne “magnetizzate” da Mesmer alleviamento dei sintomi, se ne avevano, o sensazioni piacevoli se erano già in buona salute. Dunque, oltre all’effetto placebo, ossia un’azione positiva generata dal cervello stesso sull’organismo, quella pratica sfruttava inconsapevolmente un meccanismo biologico, con lunga storia filogenetica, di associazione delle informazioni tattili di contatto cutaneo alla riduzione di attività di neuroni delle vie nocicettive e dello stress.

Sì, secondo noi questi due effetti sono sufficienti a spiegare il grande clamore suscitato a fine diciottesimo secolo intorno a questa pratica, che produceva, è vero, degli effetti, ma non era affatto una terapia.

La commissione di Luigi XVI fece bene a escludere la possibilità di considerare il “magnetismo animale” o mesmerismo una cura medica per almeno due ragioni sempre valide nella medicina scientifica: 1) non è definibile, misurabile e valutabile l’agente che produce gli effetti, perché il fluido magnetico non esiste; 2) una terapia è un mezzo che modifica uno stato di malattia o un processo patologico conosciuto in modo favorevole per la salute dell’individuo e, nel caso dei mezzi migliori, determina o promuove la guarigione completa dell’organismo.

Per inciso, a questo criterio si sono rifatti qualche decennio fa medici e ricercatori, inclusi alcuni diventati nostri soci, che hanno tentato in Italia di opporsi alla moda imperante di etichettare come “terapia” qualunque pratica in grado di produrre qualche effetto psicologico o sensazione piacevole, come nel caso di aromaterapia, cromoterapia, urloterapia, e così via[24].

Secondo un criterio scientifico, per poter affermare che un agente qualsiasi meriti la qualifica di misura terapeutica si deve considerare anche lo stato dell’organismo sul quale agisce. Ad esempio, uno stato di sofferenza con dolori addominali da contrazioni crampiformi gastroenteriche e astenia fino alla prostrazione può essere prodotto da un digiuno a lungo protratto; la sofferenza fisica e il patimento psichico possono essere vinti da un buon piatto di spaghetti e una succulenta bistecca: questo cibo non può considerarsi una cura, ma un mezzo naturale per la soddisfazione di un bisogno primario, quale quello alimentare, a lungo trascurato. Non definiamo quindi terapia l’impiego di mezzi naturali per la soddisfazione di bisogni biologici[25].

Tale enunciazione ci riporta alla questione centrale del rapporto segreto: ammesso che in alcuni casi di donne sotto ipnosi il contatto fisico col magnetizzatore abbia simulato l’amplesso, la sensazione positiva prodotta era dovuta all’appagamento di un bisogno biologico secondario e non può pertanto considerarsi una cura. La questione è scientificamente risolta e, per l’etica di fine Settecento, lo è anche in termini più generali.

Negli ultimi decenni del Novecento, tuttavia, in seno alla psicologia si sono fatte strada costruzioni teoriche che, sviluppando tesi fondate sulla bioenergetica di Alexander Lowen o estremizzando concetti dello stesso Wilhelm Reich[26] o “traslando nel somatico” alcune concezioni freudiane, sostengono l’uso del rapporto sessuale come mezzo terapeutico.

In Italia, prima che fosse promulgata la legge che disciplina la professione dello psicologo, esistevano oltre 550 scuole di psicoterapia, in concorrenza fra loro e tutte sostenute da un impegno culturale militante che presentava ciascuna scuola come la migliore o l’unica in grado di conferire la preparazione giusta per affrontare efficacemente i disturbi psichici più comuni. Fra queste scuole, alcune avevano decisamente sposato la causa della “terapia sessuale”, indicata in un certo numero di disturbi, sia sotto l’influsso di esperienze nordeuropee e transoceaniche, sia per effetto di “mode” con fondamento teosofico di origine orientale, o per ideologizzazione di tesi antagoniste della morale sessuale corrente. Una testimonianza di quanto fosse diffuso questo costume terapeutico nel nostro paese già negli anni Settanta la troviamo nel libro autobiografico Il Malloppo (1971) dello scrittore e autore di testi teatrali, televisivi e cinematografici Marcello Marchesi, che racconta della terapeuta che si tolse il camice e passò a “curarlo” col suo corpo.

Considerando la grande quantità di parametri fisiologici sulla quale incide l’attività sessuale e il numero di patologie che contribuisce a prevenire, l’argomento più generale del suo ruolo terapeutico meriterebbe di essere considerato con un adeguato approfondimento, ma qui lo si è voluto solo menzionare per evidenziare il contrasto, a due secoli di distanza, fra la costanza della concezione scientifica e il mutamento dei costumi: dalla comunicazione in un rapporto segreto del rischio di impiego dell’eccitazione erotica in ipnosi alla teorizzazione del rapporto sessuale come strumento di cura “somatopsichica”.

 

Ma, torniamo all’epoca della bocciatura del mesmerismo da parte della commissione scientifica. I medici furono in massima parte soddisfatti per lo scampato pericolo di veder contaminata la loro professione da una pratica anacronistica e archiviarono in fretta la questione, inducendo adepti del magnetizzatore svevo e loro pazienti a proseguire in forma occulta o dissimulata, e dedicandosi ad altri grandi problemi di “filosofia medica”, fino a quando non presero il sopravvento le gravi vicende che portarono alla Rivoluzione francese, al Terrore e alla Restaurazione.

Nella mente dei neurologi e dei tanti altri medici che avevano praticato il mesmerismo o solo assistito agli esperimenti erano però rimasti in sospeso degli interrogativi, che a parole nostre possiamo così sintetizzare, promettendo di fornire le risposte della storia e della scienza in un prossimo scritto: cos’è l’ipnosi in termini di funzione cerebrale? Dove, come e perché si verifica?

 

Gli autori della nota ringraziano la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invitano alla lettura degli scritti di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Monica Lanfredini & Giuseppe Perrella

BM&L-30 gennaio 2021

www.brainmindlife.org

 

 

 

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La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 

 



[1] Seminario di Ingolstadt. Vi era entrato a quattordici anni ma, non volendo proseguire gli studi per diventare sacerdote, lasciò il seminario, dal quale ottenne l’attestazione di questi studi giovanili, che in alcune biografie sono indicati come lauree. L’unica vera laurea sembra sia stata quella in giurisprudenza, conseguita all’Università di Vienna. Questi dati e la maggior parte dei riferimenti storici e biografici riportati in questo saggio, e non altrimenti specificati per fonte bibliografica nelle note, sono desunti direttamente dai documenti consultati e citati o riprodotti in anastatica dagli autori dei saggi su Mesmer per l’École freudienne nella sezione delle “Ricerche sull’Ipnosi” pubblicate sul “Bollettino del campo freudiano” (v. dopo). Una parte considerevole del lavoro storico fu condotta nella preparazione del Congresso dedicato a La Trasmissione della Psicoanalisi e presentata al seminario diretto da Solange Faladé e Jacques-Alain Miller (genero di Jacques Lacan) nel febbraio del 1977.

[2] Dissertatio physico-medica de planetarum influxu (“Dissertazione fisico-medica sull’influenza dei pianeti”), dissertazione presentata a una commissione universitaria di Vienna nel maggio 1766 da candidato di Van Swieten e Van Haen, a loro volta allievi del potentissimo Boerhaave (cfr. Il segreto di Mesmer di Gerard Miller in Ornicar?, pp. 186-200, Marsilio, Venezia 1978, v. cit. per esteso alla nota n. 13).

[3] Cfr. Giulio Belfiore, L’ipnotismo e gli stati affini. Luigi Pierro Editore, Napoli 1888. (v. nota 12: Il baquet di Mesmer).

[4] Alcuni (ad es. in “Wikipedia”), seguendo la tesi sostenuta da due autori che accettano le dichiarazioni del sedicente Conte Alessandro Cagliostro (Raffaele e Tommaso De Chirico, Cagliostro, un nobile viaggiatore del XVIII secolo – vol. 1; Il conte di Cagliostro nel suo tempo – vol. 2, Edizioni Mnamon, Milano 2014) ancora oggi sostengono che Giuseppe Balsamo e Cagliostro fossero due persone distinte. Ma gli storici obiettano la mancanza di documenti che attestino la nascita, l’infanzia e la giovinezza dell’Alessandro Cagliostro coetaneo del Balsamo, che appare già adulto sulla scena delle società di corte in Europa. Giuseppe Balsamo e la moglie Lorenza (divenuta poi Serafina) cambiavano di frequente identità e si attribuivano, attraverso documenti falsificati dallo stesso Balsamo, titoli mai posseduti. Con l’arresto di Cagliostro non si ha più traccia della vita di Giuseppe Balsamo; i sostenitori delle due persone distinte hanno ipotizzato la reclusione contemporanea dei due avventurieri. La plausibilità dell’identità fittizia è suggerita anche dai rapporti col seduttore Giacomo Casanova, agente segreto della Repubblica di Venezia, che lo definì un “genio fannullone”, oltre che dal racconto della visita di Goethe alla madre di Giuseppe Balsamo.

[5] Ronald Golon. A soli dodici anni, Franz Anton vestiva la livrea con fregi in oro di assistente del principe nelle battute di caccia. La società era allora divisa in nobiltà, clero e terzo stato; con la formazione in seminario Mesmer appartiene alle prime due.

[6] Cfr. Jean Tuillier, Mesmer o l’estasi magnetica, p. 42, Rizzoli, Milano 1992.

[7] Cita le leggi di gravitazione universale di Newton, ma non spiega come queste giustificherebbero le guarigioni operate dalla luna e dal sole sui casi clinici che ha copiato da un resoconto di Mead. L’unico tentativo di connessione si trova in questa frase della dissertazione: “… una marea ha luogo nel corpo umano grazie alle stesse forze a causa delle quali il mare e l’atmosfera si gonfiano” (v. Gerard Miller, Il segreto di Mesmer in “Ornicar?”, p. 187, Marsilio, Venezia 1978, v. cit. per esteso alla nota n. 14). Nei Principia, ovvero Principi Matematici della Filosofia Naturale (5 luglio 1687), Isaac Newton così enuncia la Legge di gravitazione universale: nell’Universo due corpi si attraggono in modo direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale alla loro distanza elevata al quadrato. Legge fondamentale per la meccanica classica, derivata per induzione da assiomi empirici. Da notare che già allora era chiaro che il campo gravitazionale è cosa ben diversa dal campo magnetico, ma Mesmer lo ignora; come dice in modo semplice ed efficace Einstein, a differenza del campo magnetico i movimenti indotti dal campo gravitazionale non dipendono né dalla materia né dallo stato fisico del corpo in questione (cfr. Albert Einstein, Relatività: esposizione divulgativa, p. 94. CDE (su licenza Boringhieri), Milano 1967).

[8] Athanasius Kirker (1602-1680) poliedrico gesuita fondatore dell’egittologia e primo decifratore di geroglifici; in questa qualità collaborò con Gian Lorenzo Bernini nella progettazione della Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona in Roma. Scrisse un compendio enciclopedico sulla Cina, compì osservazioni al microscopio, studi di geologia e di altre scienze naturali, oltre che di matematica e musicologia.

[9] Gerard Miller, Il segreto di Mesmer, op. cit., p. 189.

[10] Friedrich Franz Anton Mesmer, Memoria sulla scoperta del magnetismo animale, cit. in Gerard Miller, op. cit., p. 189.

[11] Friedrich Franz Anton Mesmer, Compendio storico dei fatti relativi al magnetismo animale fino all’aprile 1781, cit. in Gerard Miller, op. cit., pp. 189-190.

[12] Khalid Najab, Il baquet di Mesmer, in “Ornicar?”, p. 165, Marsilio, Venezia 1978, v. cit. per esteso alla nota n. 14.

[13] Alcune trattazioni storiche parlano di due commissioni o anche di tre: in realtà, come si legge nel “resoconto” (v. dopo), gli esperti, fra i quali spiccano Benjamin Franklin e Antoine Laurent de Lavoisier, anche se di diversa provenienza lavorarono insieme nella stessa commissione.

[14] La traduzione dal francese è di Bruno Rescio per l’editore Marsilio e il testo è riprodotto dall’anastatica del documento originale che appare nella versione francese del volume, qui citato nell’edizione italiana: “Ornicar? Bollettino periodico del Campo freudiano”, nn. 1-11 e suoi supplementi (Analytica-melanges nn. 1-5), Prospettive della Psicanalisi, pp. 229-236, (Semiotica & Psicanalisi XII), Marsilio Editori, Venezia 1978. Il volume riproduce anche un intero capitolo di un’opera di Hippolyte Bernheim e una lunga conversazione con Michel Foucault.

[15] La copertina (frontespizio esterno del documento) reca in alto la parola “RAPPORT” con carattere di massima dimensione, alla seconda riga “DES COMMISAIRES”, alla terza “CHARGES PAR LE ROI”, alla quarta e quinta “DE L’EXAMEN” DU “MAGNETISME ANIMAL”; dopo compare una decorazione con lo stemma reale nel mezzo, e infine i riferimenti della stampa avvenuta a Parigi presso la stamperia reale con la data in ordinali romani.

[16] In “Ornicar? Bollettino periodico del Campo freudiano” op. cit., pp. 229-236. In quello stesso anno, cioè nel 1784, Thouret, direttore della facoltà di medicina e membro della Società Reale di Medicina di Francia, pubblica Ricerche e dubbi sul magnetismo animale e Paulet dà alle stampe una dettagliata disamina accusatoria dal titolo eloquente: Antimagnetismo.

[17] Lo stile tipografico è stato ripreso dalla riproduzione della “Linotipia Union” (Bologna) con stampa della Lito Savena Bologna per conto della Marsilio Editori, alla p. 237 del volume dedicato da “Ornicar? Bollettino periodico del Campo freudiano” citato alla nota n. 14.

[18] Affermano questo con certezza, anche se Lavoisier e colleghi non possiedono strumenti di semeiotica della coscienza e non hanno un’idea precisa del grado e del tipo di consapevolezza presente nello stato di “magnetizzazione”, come si rileva dai passi successivi.

[19] In proposito, i commissari riferiscono un episodio in cui il luogotenente generale di polizia Lenoir chiese a D’Eslon se non fosse più facile abusare di una donna mentre è “magnetizzata”, e questi rispose affermativamente. Si fa poi riferimento all’atteggiamento delle donne ipnotizzate e all’attrazione che esercitano sul medico: “…egli vi si trova esposto per due o tre ore. Chi può garantire che egli sarà sempre padrone di non volerlo? E, anche attribuendogli una virtù sovrumana, dopo che avrà prodotto un’eccitazione, al suo rifiuto, la legge imperiosa della natura chiamerà qualcun altro in sua vece; ed egli risponderà del male che non avrà commesso, ma che avrà fatto commettere”.

[20] In “Ornicar? Bollettino periodico del Campo freudiano”, op. cit., pp. 237-242 (v. n. 14).

[21] Nel brano che segue non si riportano riferimenti bibliografici, sia perché si tratta di nozioni consolidate sia perché si dovrebbero citare decine di lavori per poche righe. Nelle nostre “Note e Notizie” si trovano molte recensioni e aggiornamenti su questi argomenti, a partire da “Il bacio, la sua fisiologia e la sua origine” (dal marzo 2008 in articoli settimanali) agli studi sul ruolo dei ferormoni nell’interazione ravvicinata e fisica (si veda fino agli articoli più recenti a partire da Note e Notizie 31-03-07 Il sesso e il nervo sconosciuto).

[22] L’ossitocina rilasciata dai neuroni dell’ipotalamo, per specifica mediazione recettoriale, agisce in una sinergia di processi che accrescono la disponibilità alla relazione e la percezione di star bene, riducendo dolore, ansia, paura, ostilità e disagio. Il ruolo dell’ossitocina è analizzato in maniera esaustiva nel nostro articolo recente: Note e Notizie 31-10-20 Quale ossitocina induce ansia invece di ridurla.

[23] È stata provata anche la riduzione da contatto dei livelli di ACTH, CRH (CRF) sia dell’amigdala sia dell’ipotalamo, ed è stata rilevata la riduzione di attivazione dei circuiti dell’amigdala e del locus coeruleus, mediatori della paura e dell’ansia.

[24] In Italia si passò dalla legge che consentiva di indicare, prescrivere e praticare terapie solo ai laureati in medicina e chirurgia (gli infermieri si consideravano esecutori tecnici del medico responsabile della prescrizione) all’apertura indiscriminata a figure non sempre bene definite. Il professor Cazzullo, allora presidente della Società Italiana di Psichiatria, riferì di un paradosso cui assisteva a Milano, mentre i medici con training psicoterapeutico, internato e tirocinio in psichiatria dovevano aspettare altri cinque anni di specializzazione per poter esercitare, intorno a loro vedevano sorgere come funghi studi di terapisti improvvisati, spesso stranieri, senza alcuna formazione universitaria e muniti di strani attestati per l’esercizio delle più disparate pratiche ludiche, esoteriche, teosofiche, magico-mistiche o ideate da loro stessi. Nessuno, certo, li portava davanti a una commissione.

[25] Ricordiamo che si definisce bisogno primario una necessità biologica che non soddisfatta porta a morte l’individuo (bisogno alimentare, idrico e di protezione dalle temperature estreme), mentre si definisce bisogno secondario una necessità biologica che non soddisfatta porta all’estinzione della specie (bisogno riproduttivo).

[26] Alexander Lowen era allievo di Wilhelm Reich che, a sua volta, era stato allievo di Sigmund Freud. Come è noto, Freud riteneva che la repressione di desideri sessuali fosse causa di nevrosi, e la loro soddisfazione fosse necessaria per la salute psichica, tuttavia non teorizzò mai un ruolo diretto dello psicoanalista nell’appagamento dei bisogni fisici, considerando di fondamentale importanza il mantenimento della distanza terapeutica, anche per conservare autorevolezza. Infatti, raccomandava di non cedere alle lusinghe delle isteriche che, immancabilmente, avrebbero declassato l’analista compiacente al ruolo di amante dipendente dalla loro concessione di favori.