Il fluido di Mesmer
ha preceduto la scienza delle influenze interpersonali
MONICA
LANFREDINI & GIUSEPPE PERRELLA
NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 30 gennaio
2021.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: SAGGIO BREVE]
Introduzione. All’inizio di quest’anno si è deciso di dare vita a un progetto di studio
per indagare in chiave storica, e per quanto possibile in una prospettiva
scientifica, gli eventi e i fatti che hanno consentito a tecniche basate sull’influenza
interpersonale di entrare nel novero delle terapie della medicina contemporanea.
Abbiamo intitolato il campo tematico di questa esercitazione “Influenza interpersonale
in medicina: dalla dimensione del magico alla scienza”.
Il presente scritto è il resoconto, in
forma di breve saggio, del lavoro condotto nelle prime tre settimane di questa
nuova avventura alla ricerca delle origini culturali di realtà attualmente
appartenenti al campo delle neuroscienze. La nostra attenzione e il nostro
impegno sono stati particolarmente dedicati al riesame critico di documenti
poco conosciuti, nei quali abbiamo trovato spunti di notevole interesse.
Generalmente si considera l’ipnosi impiegata
dal celebre neurologo francese Charcot per il
trattamento delle pazienti affette da isteria, in lezioni alle quali aveva
assistito lo stesso Sigmund Freud, la prima di queste tecniche, dalla quale,
come è noto, il padre della psicoanalisi trasse nozioni sui processi inconsci,
adoperate poi nell’elaborazione delle sue teorie che diedero origine alla prima
forma di terapia psichica nella medicina moderna. In passato, cercando di comprendere
come la pratica ipnotica in Francia fosse entrata nell’università, si è
risaliti all’affaire Mesmer, ossia la storia
di un poliedrico pensatore, rabdomante e musicista che, seguendo il flusso verso
Parigi di tanti nobili e intellettuali di lingua tedesca attratti dalla corte
colta e mondana della regina austriaca, vi giunse con un suo armamentario per curare
gli ammalati convogliando su di loro un “fluido magnetico” di ipotetica origine
astrale. Seguendo questa traccia, ci siamo resi conto della carenza di
documentazione in molte trattazioni e dell’assenza quasi completa di analisi
dei documenti redatti dai commissari che valutarono l’operato di Mesmer per conto del re di Francia.
Siamo stati attratti dall’idea di
poter fornire le nostre riflessioni su contenuti di documenti poco noti, o
virtualmente inediti perché le loro riproduzioni sono pressoché introvabili,
sperando di riuscire a suscitare anche nei lettori interesse e considerazioni
personali.
Focalizzando l’attenzione su questo
specifico materiale, si è scelto di rinviare a un prossimo scritto l’argomento
del rapporto nella diacronia storica fra medicina ed esperienze di influenza
interpersonale.
Cornice temporale e vicende biografiche dell’autore dell’anacronistica tesi
del “fluido magnetico universale” che diviene “magnetismo animale”. La società di corte, negli anni
che precedono la Rivoluzione francese, è affascinata dagli esperimenti di
induzione di una sorta di stato onirico attuati in pubblico da Friedrich Franz Anton
Mesmer, un rabdomante svevo nato a Moos, presso il lago di Costanza, che aveva atteso a studi
di filosofia, fisica e matematica in seminario[1] e, senza aver mai studiato anatomia,
fisiologia e le altre discipline mediche dell’insegnamento universitario, si
era procurato un titolo di “dottore in medicina” a Vienna con una dissertazione
sull’influsso dei pianeti sull’uomo[2], ossia una tesi ritenuta infondata
e improponibile dai medici italiani fin dal Rinascimento.
Infatti, è proprio il rigoroso ed esclusivo fondamento del sapere medico nello
studio del corpo sano e ammalato ad aver guidato la lunga transizione dall’arte
medica medievale alla scienza medica moderna, a partire dalle prime
autopsie autorizzate dalla Chiesa, quale quella del medico-frate Mondino de’
Liuzzi, poi seguite dalle celebri notomie di Santa Maria Nova in Firenze
cui prese parte Leonardo da Vinci. Anche sotto l’influsso del sapere fisico e naturalistico,
nato presso le facoltà mediche europee, si realizza un cambiamento che fa del
dottore non più semplicemente un compassionevole uomo di cultura che dispone di
conoscenze, metodi e ricette per alleviare la sofferenza e favorire la
guarigione, ma un vero uomo di scienza che può e deve contribuire al progresso
della società. Lo sviluppo scientifico della medicina, che nel secolo
precedente aveva vissuto una stagione di progressi senza pari nella storia,
aveva contribuito al cambiamento epocale e allo sviluppo civile di tutta l’Europa,
elevando il grado medio di raziocinio e logica nell’interpretazione della
realtà. A tal proposito, non si dimentichi che per lo studio universitario di matematica,
fisica e ogni altra disciplina scientifica bisognava iscriversi alla facoltà di
medicina, che comprendeva tutte le scienze e per secoli era stata l’unica a
conferire il titolo di “dottore”.
Il Seicento, quando l’innovatore della fisica e dell’astronomia Galileo
Galilei aveva introdotto il metodo scientifico, di cui Cartesio aveva
illustrato magistralmente la logica, era stato un secolo di grande sviluppo per
la scienza, basti pensare alla legge della gravitazione universale
formulata da Isaac Newton, che sviluppa con Leibniz il calcolo differenziale o
infinitesimale e fornisce struttura matematica alle leggi di Keplero. Un’epoca
che aveva definitivamente consegnato alla storia l’antropomorfismo letterario e
religioso di Greci e Romani nell’approccio ai corpi celesti, identificati con
le divinità dell’Olimpo, affidando alla matematica la guida della conoscenza
empirica della realtà fisica dell’universo osservabile.
In quel secolo, un medico inglese concepisce la Chimica come scienza,
separandola dall’alchimia, e Robert Boyle pubblica il primo libro di chimica (The
Sceptical Chymist, 1661);
William Harvey scopre la circolazione del sangue, creduto fino allora fermo in
contenitori naturali, detti appunto “vasi sanguigni”; Thomas Willis scopre il
poligono arterioso che, attraverso l’anastomosi di rami della carotide e rami della
succlavia, fornisce sangue al cervello, irrorato come qualsiasi altro organo
del corpo; Niccolò Stenone scopre il dotto della ghiandola
parotide e studia la struttura del cervello; Anton van Leeuwenhoek
perfeziona il microscopio e scopre che in tutti gli esseri sessuati la fecondazione
avviene mediante spermatozoi; Thomas Sydenham
descrive la corea, innova la semeiotica medica introducendo il concetto
di entità morbosa, e supera la tradizione nosografica galenica.
Si potrebbe andare avanti ancora a lungo nell’elencare scoperte e
acquisizioni cruciali nella rivoluzione scientifica del XVII secolo, ma ciò che
importa rilevare è che un secolo dopo l’empirismo di Locke, Berkeley e Hume, la
Parigi in cui approda Mesmer è la città natale di
Lavoisier, uno dei massimi protagonisti della storia della scienza, che scoprì
l’Ossigeno, il Carbonio, l’Azoto e il Silicio, e denominò “Idrogeno”, dopo aver
provato che la “combustione” dell’H2 generava acqua (idro:
acqua, geno: genero), l’elemento preconizzato già da Teofrasto
Bombasto Paracelso e studiato da Cavendish,
tradizionalmente considerato lo scopritore.
E proprio al giudizio di Lavoisier, ossia lo scienziato del “nulla si crea,
nulla si distrugge e tutto si trasforma”, sarà sottoposto Mesmer
con la sua bacchetta, che aveva già usato in patria come rabdomante, e il baquet, ossia un bacino contenente acqua, limatura
di ferro, frantumi di vetro e parti di piante aromatiche[3], in funzione di amplificatore del
suo magnetismo che riteneva si trasmettesse grazie a un conduttore d’acciaio, dal
quale si dipartivano lunghi cordoni di lana, all’occorrenza posti a circondare
la parte malata di ciascuno dei pazienti che si accalcavano intorno al bacino. Le
esibizioni pubbliche dell’autoproclamato scopritore del “fluido magnetico” ricordavano
la messinscena tipica dei ciarlatani di piazza, che allestivano spettacoli
improvvisati con sodali mimetizzati fra il pubblico di curiosi e pronti a
fingersi volontari entusiasti di rispondere alla richiesta del cerretano di
partecipare all’esibizione, per contribuire a propagandare la bontà di rimedi
curativi o di una virtù dell’arte taumaturgica.
Ma per spiegarsi come una società colta ed evoluta, anche se percorsa da
fermenti, turbolenze e conflitti sociali che sfociarono nella Rivoluzione, possa
aver dato credito ad uno straniero dal curriculum sui generis che,
esprimendosi con un lessico desueto da secoli, dichiara di aver scoperto un
misterioso fluido che collega gli astri del cielo alla salute umana, sarà
necessario fare un passo indietro nella diacronia biografica che lo riguarda.
Mesmer non è un Cagliostro, sia nella
tradizionale identificazione con il Palermitano Giuseppe Balsamo e con la sua
fama sinistra di ipnotista manipolatore ed alchimista eretico, sia che si considerino
Cagliostro e Balsamo due persone distinte[4], perché non è né un truffatore di
professione né uno che vive di espedienti, ma già da giovane è considerato un rispettabile
membro dell’aristocrazia alla ricerca di gloria e fama.
Anton, come lo chiamavano i suoi numerosi e influenti amici, non era il figlio
di un cacciatore povero, come si legge in biografie mal copiate che circolano sul
web, perché suo padre aveva il titolo di Capocaccia del Principe Arcivescovo di
Costanza[5] e fin da piccino lo aveva
introdotto nell’élite aristocratica attraverso l’educazione e l’istruzione in
seminario, dove aveva studiato anche musica e tecnica strumentale, preferendo l’organo
e il clavicembalo al flauto e al violoncello. A quell’epoca, un tale percorso
formativo conferiva, a chi non aveva la vocazione al sacerdozio, titoli di
status sociale oltre che d’istruzione, che rendevano quasi automatica l’attribuzione
di attestati di studio da parte delle istituzioni universitarie, ordinariamente
gestite da nobili ed ecclesiastici. Il giovane Anton era consapevole di aver ricevuto
dal barone Anton von Starck, per la sua Dissertatio
esoterica, il diploma di “dottore in medicina” quasi ad honorem per i
suoi precedenti titoli, anche se “la dissertazione non era stata magistrale ed
istruttiva, bensì oscura e poco fondata”[6], come si legge anche in una
biografia agiografica quale quella di Tuillier[7].
Ma il titolo ottenuto, che si rivelerà molto utile sei anni dopo, nel 1772 quando
aprirà a Vienna uno studio per curare con il fluido magnetico i più creduloni
fra i facoltosi, era parte della paziente opera di costruzione di un’immagine
pubblica di persona eccellente e ammirata. A questo fine frequenta i circoli
più esclusivi e diviene membro del “Circolo dei Cavalieri e Fratelli Iniziati
dell’Asia”, Cavaliere dell’Ordine di Malta e, grazie all’amico Konrad Heinlein, giunge agli alti gradi della Massoneria. La passione
per la musica gli fu di grande aiuto per ottenere l’amicizia di Wolfgang
Amadeus Mozart.
L’evento chiave nella scalata sociale era stato però il suo matrimonio di
interesse, che gli aveva consentito di entrare nell’élite europea per rango e
potere di influenza transnazionale: aveva sposato infatti la ricchissima ma non
più giovane baronessa Maria Anna von Bosch, vedova del Consigliere Imperiale von
Bosch. Da quel momento, Mesmer vive nel lusso e
frequenta quotidianamente quell’aristocrazia europea che vuole affascinare e
persuadere, per renderla convinta assertrice delle sue tesi e piegare la logica
empirica e la ragione degli scienziati a un’accettazione poetico-filosofica,
anche se anacronistica, di un parto della sua fantasia.
Ciò che faceva Mesmer non era tanto diverso dall’esperimento
di Athanasius Kirker[8] con le galline, quando tracciava sul
piano di appoggio una linea diritta davanti al loro becco e queste rimanevano
ferme, ipnotizzate; ma per lo Svevo di Moos l’effetto
prodotto sulle persone doveva essere mediato da un fluido invisibile di natura
magnetica, proveniente dai corpi celesti.
Mesmer non è un Cagliostro, anche perché
lui crede nelle cose che afferma. Questa è la sua forza, ma anche il suo
limite, perché mostra di essere del tutto insensibile al dubbio scientifico e alla
prudenza della ragione; quest’ultima sempre suggerita alle persone di buon
senso, in ogni epoca della storia, dalla mancanza di prove a sostegno di una
tesi.
Il “Mesmerismo” diventa una moda dell’alta società, ma il re teme l’impostura
e istituisce una commissione per la verifica. Mesmer,
credendo di produrre effetti sui volontari che accettano di sottoporsi ai suoi
esperimenti attraverso una forma di energia invisibile che ritiene di poter identificare
con la forza magnetica, in realtà promuove, favorisce o induce in persone
predisposte o suscettibili uno stato simil-ipnotico, ossia una condizione
intermedia tra il sonno e la veglia. A tale stato di trance i
contemporanei danno il nome di “sonnambulismo magnetico”. Ma non accade solo
questo durante i suoi “esperimenti”: alcune donne, ad esempio, sono colte da
convulsioni. Alla luce delle conoscenze attuali, sappiamo che la riduzione
artificiale del controllo inibitorio complessivo della corteccia cerebrale può
facilitare, in persone con diatesi altrimenti compensata, l’attivazione di
focolai epilettici e la diffusione dell’attività critica a tutta la superficie
encefalica, scatenando una crisi di grande male epilettico.
Il verificarsi di tali crisi è interpretato dallo stesso Mesmer come una prova dell’esistenza del fluido magnetico e
del suo potere di agire materialmente sulle persone. Ma è particolarmente
interessante ricostruire l’evoluzione creativa del suo pensiero nel tempo, alla
luce delle esperienze compiute. Anche se retrospettivamente collocherà la sua
scoperta del “magnetismo animale” ai tempi della dissertazione, bisogna dire
che in questo scritto non ve n’è traccia e che la stessa parola “magnetismo” vi
figura una sola volta, verso la fine. In realtà, lui passa da un “magnetismo
astrale” a un “magnetismo minerale”, interessandosi all’uso dei magneti in
medicina e, a partire dal 1772, fa sempre più spesso esperimenti sui pazienti del
suo studio con magneti naturali o altri mediatori inorganici del presunto
magnetismo dell’universo.
Mesmer, poco per volta, decide di rinunciare
a tutto l’apparato da baraccone in fiera e operare con la sola bacchetta o solo
con le mani sulle persone già immerse nella trance ipnotica. Dopo essersi
reso conto che si poteva determinare commutazione dello stato di coscienza
anche senza magneti, nel 1775 annuncia l’esistenza del “magnetismo animale”; ma
tenta di retrodatare la “scoperta” scrivendo: “Il magnetismo animale che da
molto tempo ho scoperto”[9]. Nella Memoria del 1779 non
accenna nemmeno alla forza di gravità e afferma che nel 1766 intendeva
riferirsi al magnetismo animale, quando indicava la proprietà del nostro
organismo di reagire all’azione dei corpi celesti e della terra[10]. Nel 1781 scrive: “Quattordici anni
fa annunciai per la prima volta al mondo scientifico l’esistenza del magnetismo
animale”[11]. La transizione si era dunque compiuta
e Mesmer era passato dal convogliare sugli ammalati il
“fluido magnetico astrale”, all’uso del potere magnetico del suo corpo e,
particolarmente, delle sue mani.
In quello stesso anno invia il Compendio storico sul magnetismo
animale a 47 accademie scientifiche, il cui elenco include l’Accademia delle Scienze
di Pietroburgo, l’Accademia delle Scienze di Berlino, l’Accademia Reale delle
Scienze di Madrid, la Società Reale di Medicina di Londra, la Società Reale di
Medicina di Copenaghen, il Collegio di Medicina di Amsterdam, la Facoltà di Medicina
di Vienna e l’Accademia delle Scienze del Massachusetts. In tal modo, riesce a
raggiungere un numero elevatissimo di docenti, discenti e ricercatori; ma nell’esordio
del Compendio si proclama “…l’unico possessore della verità più preziosa
per il genere umano”, con una formula tipica del delirio di grandezza e del
tutto estranea alle forme e ai contenuti della comunicazione medico-scientifica.
Intanto, il “mesmerismo” era divenuto un argomento di attualità in tutti i
salotti parigini, dove spesso si improvvisavano anche “esperimenti magnetici”,
che presso molti giovani borghesi e nobili erano diventati una sorta di gioco
di società. La maggior parte dei medici rimaneva ostile, non perché si sentisse
minacciata nel prestigio personale o nel potere derivato dal sapere scientifico,
come adombrato da Khalid Najab[12], ma perché non vedeva ragioni per accettare
un’idea vaga e irrazionale non suffragata da alcun fatto empirico o ragionamento
dimostrativo.
Nel 1784 il re di Francia Luigi XVI istituisce una commissione per l’esame
peritale del “magnetismo animale”, scegliendo i commissari presso la Facoltà di
Medicina e l’Accademia delle Scienze: la richiesta del sovrano è che le migliori
menti della medicina e delle altre scienze stabiliscano se questo fenomeno esiste,
quali siano le sue basi fisiche e se sia utile o dannoso[13]. Vale la pena leggere dal documento
originale alcuni stralci del resoconto degli esperimenti condotti dalla commissione,
cominciando dalla riproduzione del frontespizio in lingua italiana[14]:
RESOCONTO DEGLI ESPERIMENTI
effettuati per l’esame
DEL MAGNETISMO ANIMALE
LETTO ALL’ACCADEMIA DELLE SCIENZE
dal Signor Bailly, a suo nome e a nome dei
Signori Franklin, Le Roy, de Bory
e Lavoisier
il 4 settembre 1784
alla presenza di S. E. il Conte di Oëls
PUBBLICATO PER ORDINE DEL RE[15]
«Lor signori sanno che il Re ha scelto, nella Facoltà di Medicina e in questa
Accademia, alcuni Commissari incaricati di esaminare il Magnetismo animale e di
esprimere la loro opinione riguardo alla sua esistenza e alla sua utilità. A
tal proposito abbiamo riferito al Re e anche pubblicamente. […] Signori, quando
dico noi intendo dire l’intera Commissione; non sono state operate distinzioni,
il lavoro appartiene a tutti: infatti, parimenti guidati dall’interesse per la
verità, siamo sempre stati uniti, sempre unanimi. Il resoconto che qui verrà
fornito è un particolare omaggio dei vostri Confratelli; ma esso non contiene
niente che non sia il risultato del comune lavoro dei membri delle due Compagnie»
[…].
«In primo luogo ci siamo chiesti per quali risorse venissero prodotti tanti
effetti sorprendenti, e quali fossero i motivi che li facessero attribuire a un
fluido sconosciuto e nuovo, a un fluido che appartiene all’uomo e che agisce
sull’uomo. […] successivamente, procedendo alla maniera dei fisici, abbiamo cercato
di riconoscere la presenza del fluido, ma questo fluido sfugge a ogni senso. Ci
hanno dichiarato che la sua azione sui corpi animati era l’unica prova
verificabile della sua esistenza. Nel nostro Rapporto lor Signori hanno visto tra
i pretesi effetti di quest’azione, le solide ragioni, che ci hanno fatto
respingere assolutamente la cura delle malattie. La natura agisce contemporaneamente
al rimedio: non sappiamo se il sollievo dipenda dal rimedio o dalla natura.
Talvolta la natura guarisce senza rimedio; come convincersi dell’esistenza di
un invisibile rimedio attraverso certe guarigioni che la natura può operare senza
di esso? Dunque siamo stati costretti a limitarci all’osservazione dell’azione
fisica del fluido, operante sull’economia animale dei cambiamenti momentanei» […].
«La serie di esperimenti da noi effettuati, ci ha consentito di concludere
e di stabilire che niente prova l’esistenza del fluido magnetico animale. La
sana fisica non consente il ricorso a un fluido sconosciuto e impercettibile,
per spiegare effetti che possono tutti essere prodotti dall’immaginazione, da sola
o combinata col contatto e l’imitazione» […].
«La ricerca di un agente che non esiste, serve dunque a far conoscere una
reale potenza dell’uomo; l’uomo ha il potere di agire sul suo simile, di
scuotergli il sistema nervoso e di imprimergli convulsioni. Ma questa azione
non può essere considerata fisica; noi non constatiamo che dipenda da un fluido
comunicato; essa è del tutto morale, è quella dell’immaginazione sull’immaginazione.
Azione quasi sempre pericolosa, che si può osservare da filosofi, e che è il
caso di conoscere solo al fine di prevenirne gli effetti.
«Il Magnetismo non sarà stato del tutto inutile alla filosofia che lo condanna;
è un fatto da consegnare alla storia degli errori dello spirito umano, un
grande esperimento sul potere dell’immaginazione»[16].
I commissari sembrano a un passo dalla scoperta dell’effetto placebo, o
forse, senza andare troppo oltre nell’attribuire loro la capacità di precorrere
i tempi nell’intuire il potere della mente su sé stessa, si può dire che con “azione
dell’immaginazione sull’immaginazione” anticipano un tema psicologico di grande
attualità un secolo dopo: la suggestione.
L’esame degli scienziati aveva messo in evidenza un fatto incontrovertibile:
l’origine di quegli effetti incostanti sulle persone sottoposte all’influenza
di Mesmer era attribuito al fluido per tesi precostituita
in assenza di qualsiasi nesso di causalità fra un ente fantasmatico e un
effetto incostante. Mesmer non aveva scoperto nulla
nella realtà, ma aveva sperimentato il cosiddetto “effetto eureka”, ossia la
sensazione di aver trovato la soluzione di un enigma, per un processo avvenuto
nella sua mente. Come nell’intuizione delirante, Mesmer
non distingue ciò che si è prodotto nella sua mente da un fenomeno registrato
dai suoi sensi: questa evidente analogia spiega perché tanti psichiatri abbiano
analizzato gli scritti del magnetizzatore alla ricerca di prove per una
presunta psicosi.
Nell’estate del 1784, quando le autorità mediche assistono nel caldo clima
di quei giorni alla commutazione di stato mentale, che sarà poi detta “abreazione”,
soprattutto di donne dell’alta società che, pur apparendo in una sorta di condizione
sonnambulica, sembrano avere reazioni fisiche ed emozionali quando toccate dal
magnetizzatore, si fa strada un ragionamento diverso dall’esame impostato secondo
la concezione dello stesso Mesmer, che definiva l’azione
da lui compiuta una dimostrazione di come si possa, con o senza strumenti conduttori
di magnetismo, trasmettere una particolare energia nella mente e nel corpo di
una persona. Se si vuol cercare di svelare il trucco di un illusionista, non si
deve seguire ciò che lui dice per distrarre l’attenzione dall’artificio celato agli
occhi dello spettatore, ma cercare una logica alternativa, quella del modo in
cui si possa produrre l’effetto con un mezzo diverso da quello su cui si richiama
l’attenzione del pubblico. E in questa ottica si sono posti Benjamin Franklin, Antoine
Laurent de Lavoisier e gli altri commissari. Dunque, escluso ogni fluido magico
o magnetico, rimaneva un uomo che parlava a delle persone semiaddormentate, che
toccava di tanto in tanto.
Durante questa verifica disincantata degli esperimenti di Mesmer, i commissari si resero conto che alcune loro osservazioni,
non decisive per il giudizio sull’esistenza del “fluido magnetico animale” e
sul valore medico di quella pratica, ma di assoluto rilievo etico, non si sarebbero
potute inserire nel rapporto destinato a una diffusione pubblica. Si decide
dunque, dopo aver consultato il ministro del re, per un “rapporto segreto” stilato
in isolamento protetto, destinato all’attenzione del solo sovrano e della cui
esistenza non sarebbe dovuta trapelare alcuna voce.
Il “Rapporto Segreto” sul Mesmerismo riservato esclusivamente al re Luigi
XVI. Non si tratta della segretazione di fatti di rilievo politico o militare
per la protezione dello stato, come comunemente avviene ai nostri giorni, ma
dell’apposizione del sigillo di inviolabilità ad osservazioni su una delicata
questione morale, che si temeva potesse essere fraintesa e interpretata come
insinuazione a danno dell’onorabilità di signore e persone notabili,
appartenenti all’élite dei privilegiati che godevano dei favori della nobiltà e
della stima del clero, incluso lo stesso Mesmer.
La decisione dei commissari è tempestiva, e viene presa nei primi giorni
del mese di agosto, così che subito dopo la celebrazione di San Lorenzo lo
scritto possa essere affidato al ministro per la consegna al sovrano. Le
osservazioni, dopo la consegna del documento segreto, proseguono durante tutto
il mese di agosto e il rapporto ufficiale, come abbiamo già visto, è consegnato
solo il 4 di settembre.
Anche per questo scritto proponiamo lo stile del frontespizio del documento
originale[17], ma interpoleremo alle citazioni dirette
del testo alcune nostre osservazioni.
RAPPORTO SEGRETO SUL MESMERISMO
O MAGNETISMO ANIMALE
Redatto da Bailly
Firmato da: Franklin, Bory, Lavoisier, Bailly,
D’Arcet, Guillotin,
Leroy
[Redatto in Parigi l’11 di agosto del 1784]
«I commissari incaricati dal Re dell’esame del magnetismo animale, nel
redigere il rapporto che dev’essere presentato a sua maestà e che forse è destinato
a diventare pubblico, hanno ritenuto di sopprimere per precauzione un’osservazione
che non dev’essere divulgata; ma non hanno voluto dissimularla al ministro di
sua maestà; questo ministro li ha incaricati di stenderne una nota destinata a
essere sottoposta all’attenzione del re e riservata esclusivamente a sua
maestà.
«Tale importante osservazione concerne i costumi. I commissari hanno riconosciuto
che le principali cause degli effetti attribuiti al magnetismo animale sono il
contatto, l’immaginazione e l’imitazione; hanno osservato come le donne
soggette a crisi siano sempre più numerose degli uomini. Questa differenza ha
come causa prima la diversa organizzazione dei due sessi. Le donne hanno
generalmente i nervi più attivi, la loro immaginazione è più vivace, più esaltata.
È facile colpirla, metterla in moto».
Le affermazioni sulle donne non sono dedotte dalle conoscenze scientifiche
del tempo, ma riflettono luoghi comuni interpretativi del dimorfismo sessuale
accentuato dai modelli culturali e dallo stile educativo dell’epoca. Ma,
proseguiamo nella lettura.
«Questa grande attività dei nervi, conferendo loro sensi più delicati e più
squisiti, le rende più suscettibili alle impressioni del contatto. Toccandole in
un punto qualsiasi si potrebbe affermare di toccarle dappertutto. Questa grande
attività dei nervi determina il fatto che siano più disposte all’imitazione».
Si adopera il termine “imitazione” per riferirsi all’esecuzione obbediente
degli ordini impartiti sotto ipnosi.
«Questa conformazione fa capire come mai le donne siano soggette a crisi
più frequenti, più prolungate, più violente degli uomini, e proprio alla sensibilità
dei loro nervi si deve la maggior parte delle loro crisi.
«Alcune di queste crisi dipendono da una causa nascosta […]. Questa causa è
l’ascendente di un sesso sull’altro conferito dalla natura per attrarlo e sommuoverlo.
Sono sempre gli uomini a magnetizzare le donne; le relazioni così stabilite sono
indubbiamente quelle di una malata nei confronti del proprio medico: ma questo
medico è un uomo; qualunque sia lo stato di malattia, esso non ci spoglia del
nostro sesso, non ci sottrae del tutto al potere dell’altro; la malattia può
affievolire le impressioni, senza però annullarle. D’altronde, in maggior
parte, le donne che si affidano al magnetismo non sono realmente malate; molte vi
arrivano per oziosità e per divertimento, altre, che hanno qualche disturbo,
non per questo conservano meno la loro freschezza e la loro forza: i loro sensi
sono del tutto integri; la loro giovinezza possiede tutta la sua sensibilità.
Hanno abbastanza fascino per agire sul medico; hanno abbastanza salute perché il
medico possa agire su di loro: quindi il pericolo è reciproco. La vicinanza a
lungo protratta, gli indispensabili toccamenti, la comunicazione di calore
individuale, il confondersi degli sguardi sono le vie conosciute dalla natura e
i mezzi da essa predisposti da sempre per operare efficacemente la
comunicazione delle sensazioni e degli stati affettivi».
Per comprendere le ragioni di questa forma nel comunicare il rilievo di
eccitazione erotica negli esperimenti di “magnetizzazione” condotti da Mesmer e D’Eslon, il dettaglio
descrittivo nelle parole che seguono e, in generale, la segretezza del
rapporto, bisogna aver presente che all’epoca, non solo da parte dei credenti
cattolici, ma anche da parte degli agnostici illuministi e degli atei
rivoluzionari, si dava importanza primaria ai costumi sessuali nel giudizio di
rispettabilità, onorabilità e affidabilità di una persona, ossia nella considerazione
del valore sociale espresso dalla reputazione secondo criteri condivisi
da nobili, clero e terzo stato. Nel tempo presente si è giunti ad una banalizzazione
della sessualità e all’artificiosa separazione delle pratiche sessuali dai rapporti
di responsabilità delle persone fra loro e verso la collettività – e verso la
divinità, nel caso dei credenti – secondo il principio del “tutto è lecito tra
consenzienti”. L’assunzione del punto di vista della maggioranza dei nostri
contemporanei, non consente di comprendere quanto sia delicata la comunicazione
della componente erotica nell’esperienza di donne che fanno dell’integrità morale
un punto di forza individuale e una virtù sociale a vanto dell’onorabilità dell’intera
famiglia. Si tenga conto, infine, che agli esperimenti partecipavano anche
signore e fanciulle provenienti da famiglie molto in vista.
Riprendiamo la lettura del rapporto segreto dal punto in cui l’abbiamo
interrotta.
«L’uomo che magnetizza di solito tiene le ginocchia della donna strette tra
le sue; di conseguenza le ginocchia e tutte le parti inferiori del corpo sono a
contatto. La mano è applicata sugli ipocondri e talvolta più in basso sulle
ovaie. Il tatto viene dunque esercitato contemporaneamente su un’infinità di
parti, e vicino alle parti più sensibili del corpo. Spesso l’uomo che ha la
propria mano sinistra così applicata, passa la destra dietro il corpo della
donna; il movimento dell’uno e dell’altra è rivolgersi reciprocamente per
favorire questo doppio contatto; la vicinanza diviene la maggiore possibile, il
viso quasi tocca il viso, gli aliti si incontrano nel respiro, tutte le
impressioni fisiche vengono condivise istantaneamente, e la reciproca attrazione
dei sessi deve agire in tutta la sua forza; non è per niente straordinario che
i sensi si accendano. L’immaginazione, che agisce contemporaneamente, diffonde
un certo disordine in tutto l’insieme; sospende il giudizio, svia l’attenzione;
le donne non possono rendersi conto di quello che provano, ignorano lo stato in
cui si trovano».
Si notino queste ultime affermazioni: l’immaginazione – termine col quale i
commissari indicano il processo mentale che ha luogo nello stato ipnotico – fa perdere
l’ordine cosciente, la capacità di giudizio e l’attenzione critica alla situazione;
ma sostanzialmente le donne sono innocenti perché non hanno coscienza di quanto
accade[18].
Osservando con attenzione, gli autori del rapporto erano andati oltre e si erano
resi conto, in qualche modo, che in quelle interazioni cambiava l’assetto funzionale
dell’organismo della donna (crisi); tuttavia, le conoscenze di
fisiologia di fine Settecento non erano tali da consentire una sintesi
scientifica di quanto accadeva e, quindi, ricorrono alla descrizione narrativa:
«I medici commissari, presenti e attenti al trattamento, hanno osservato
con cura quanto succede. Quando si prepara questa specie di crisi, il viso s’infiamma
gradualmente, l’occhio diventa ardente, ed è il segno attraverso cui la natura
annuncia il desiderio. Si vede la donna abbassare la testa, portare la mano
alla fronte e agli occhi per coprirli; il suo abituale pudore veglia a sua insaputa
e le ispira la precauzione di celarsi. Comunque la crisi continua e l’occhio si
turba: è un segno inequivocabile del totale disordine dei sensi. Questo
disordine può non essere percepito da colei che lo prova, ma non è affatto
sfuggito allo sguardo osservatore dei medici. Dal momento in cui questo segno si
è manifestato, le palpebre diventano umide; la respirazione è ansimante,
interrotta; il petto si alza e si abbassa rapidamente; s’instaurano le
contrazioni, così come i movimenti precipitosi e bruschi o delle membra o dell’intero
corpo».
Qui è evidente, e nelle parole successive ancora di più, il tentativo un po’
maldestro di riunire in un unico prototipo le donne che avevano contrazioni
orgasmiche e le donne che sviluppavano crisi epilettiche. Continuiamo a
leggere.
«Nelle donne vivaci e sensibili, l’ultimo stadio, il termine della più
dolce delle emozioni, spesso è una convulsione. A questo stato succedono il
languore, l’abbattimento, una sorta di sonno dei sensi, che costituisce il
necessario riposo dopo una forte agitazione». È evidente l’equiparazione della
fase di rilassamento e sonno che segue le fasi tonica e clonica delle crisi di
grande male epilettico all’aspetto rilassato che assume il corpo dopo l’acme
erotico. E nelle parole seguenti si riconosce ancora la forzatura di comprendere
in un’unica categoria reattiva le donne che si sottopongono alla
magnetizzazione per “oziosità o divertimento” e le affette da epilessia, nella
convinzione di trovarsi di fronte a risposte più o meno intense allo stesso
effetto. Riprendiamo la lettura del rapporto segreto.
«La prova che tale stato di convulsione, per quanto possa sembrare
straordinario a coloro che lo osservano, non ha nulla di penoso, non ha nulla
se non di naturale per coloro che lo provano, è che, dopo che è cessato, non ne
rimane alcuna traccia spiacevole. Il suo ricordo non è sgradevole, le donne si
sentono meglio e non provano nessuna ripugnanza a sentirlo nuovamente. Siccome le
emozioni provate sono i germi delle affezioni e delle inclinazioni, si capisce
perché colui che magnetizza ispiri una tale attrazione; attrazione che dev’essere
più evidente e vivace per le donne che per gli uomini, dato che l’esercizio del
magnetismo è affidato soltanto a uomini. Senza dubbio parecchie donne non hanno
affatto provato tali effetti, altre hanno ignorato tale causa degli effetti da
loro provati; più sono virtuose, meno devono averlo sospettato». Seguono poi due
frasi che compongono una velata richiesta al sovrano di “sindacato ispettivo”
sulla pratica del magnetismo:
«Si assicura che molte se ne sono accorte e si sono ritirate dal
trattamento magnetico; ma quelle che lo ignorano hanno bisogno di essere
tutelate».
Dopo una verifica che ha implicato riscontri anamnestici e interrogatori di
persone che si sono sottoposte anche per due anni a regolari sedute di magnetizzazione,
i commissari si sono convinti della sostanziale innocuità della pratica, ma temono
l’impatto sui costumi sessuali e lo dichiarano esplicitamente a Luigi XVI.
«Il trattamento magnetico può essere pericoloso solo per i costumi. Proponendosi
di guarire malattie che richiedono un lungo trattamento, si eccitano emozioni
gradevoli e desiderate, emozioni che si rimpiangono, che si cerca di ritrovare,
in quanto esse hanno per noi un fascino naturale, le quali, se fisicamente
contribuiscono alla nostra felicità, non sono per questo moralmente meno
condannabili, infatti sono tanto più pericolose, quanto più facile è contrarne
la dolce abitudine. Uno stato provato quasi in pubblico, in mezzo ad altre
donne che sembrano provarlo allo stesso modo, non presenta niente di
allarmante; ci si sofferma, vi si insite, e non ci si accorge del pericolo se
non quando è troppo tardi. Esposte a questo pericolo, le donne forti se ne
allontanano, quelle deboli possono perdervi la reputazione e la salute».
Il rapporto segreto prosegue col confronto fra la pratica di Mesmer e quella del suo allievo D’Eslon[19], concludendo che la sostanza è
identica.
«Non si hanno guarigioni reali, i trattamenti sono lunghissimi e infruttuosi.
C’è, per esempio, il malato che si sottopone al trattamento da diciotto mesi o
due anni, senza nessun miglioramento; alla lunga si annoierebbe di praticarlo,
cesserebbe di andarvi. Le crisi fanno spettacolo; occupano, interessano: del
resto, per occhi poco attenti, sono effetti del magnetismo e prove dell’esistenza
di questo agente, che in realtà non è altro che il potere dell’immaginazione».
E poi: «Se il signor Mesmer annuncia una più
vasta teoria, questa sarà soltanto più assurda; gli influssi celesti sono una
vecchia chimera e da tempo se ne è riconosciuta la falsità».
Infine: «si può dunque concludere ragionevolmente che, qualunque sia il
mistero del magnetismo del signor Mesmer, tale
magnetismo non dev’essere più reale di quello del signor D’Eslon,
e che i procedimenti dell’uno non sono né più utili né meno pericolosi di
quelli dell’altro»[20].
Dunque, gli influssi celesti sono una vecchia chimera e non esiste il
fluido magnetico; ma non esiste neanche il magnetismo animale, perché è la
mente di un uomo a determinare uno stato mentale nelle donne, che appaiono
soggiogate e vulnerabili, in una condizione che mette a rischio reputazione e
salute. Sembra la posa di una pietra tombale sulla possibilità che la medicina
scientifica accetti fra i suoi metodi terapeutici una pratica di influenza
psichica interpersonale ma, dopo un secolo, nelle più prestigiose istituzioni
mediche francesi si discute di ipnosi medica.
Considerazioni per una conclusione provvisoria, in attesa di riprendere il
filo che porta da Mesmer, attraverso gli studi di
Bernheim sulla suggestione, alla concezione di Freud.
Il tempo storico che segue le vicende che abbiamo appena discusso consente
di seguire fili differenti, e fra i più interessanti vi sono quello dei
rapporti dell’ipnotismo con la criminologia e le leggi degli stati nazionali e
quello dello sviluppo di tecniche di ipnosi che, a un secolo di distanza, si
riproposero all’attenzione della medicina scientifica. Su questi argomenti, per
i quali disponiamo già di una copiosa documentazione, intendiamo soffermarci in
un prossimo scritto, ma ora ci sembra opportuno fare qualche altra considerazione
sulle esperienze testimoniate dai commissari di re Luigi XVI.
Non sapremo mai quando e per quale vera ragione Mesmer
e il suo allievo D’Eslon cominciarono a stabilire un’intensa
interazione fisica con le donne sottoposte alla loro pratica inconsapevolmente
ipnotica, anche se sappiamo dal “Rapporto Segreto” che si stabiliva un contatto
fisso e protratto fra i corpi, al quale si aggiungeva un movimento delle mani, ad
esempio con la sinistra sugli ipocondri o più in basso, e la destra dietro la
schiena. È vero che la semeiotica fisica, fase preliminare per l’orientamento
delle procedure diagnostiche, consta tipicamente dei canonici tre tempi:
ispezione, percussione, palpazione, per cui non meraviglia che un medico tocchi
il corpo delle sue pazienti; ma un disturbo psichico o la semplice curiosità di
sperimentare la “magnetizzazione” non avrebbero certo richiesto l’esame obiettivo
locale di addome, lombi o inguine.
Uno dei motivi deve essere stato il riscontro positivo ricevuto dalla prima
paziente alla quale, per ragioni che ci sfuggono, si è provato a trasmettere la
magnetizzazione attraverso il contatto corporeo diretto, perché le conoscenze
attuali di fisiologia ci consentono di comprendere in che modo l’accostamento fra
i corpi può generare effetti positivi e sensazioni gradite.
In psicologia si è speculato molto e con ragione sull’esperienza precoce e
prototipica dell’essere tra le braccia della propria madre, ma non volendo
addentrarci in una possibile ontogenesi della reazione positiva all’abbraccio e
alla percezione fisica del corpo di un’altra persona, ci limitiamo a riferirci
alla risposta biologica dell’organismo nelle condizioni più tipiche e frequenti
dell’età adulta[21].
Il contatto fisico prolungato fra un uomo e una donna, anche senza
eccitazione sessuale, è in grado di ridurre i livelli circolanti di cortisolo,
il principale ormone dello stress, e accrescere il rilascio di ossitocina
ipotalamica[22]: due importanti marker di
cambiamento del regime funzionale dell’organismo[23], che può passare da uno stato
cerebrale di allerta e fisico di prevalenza ortosimpatica ad uno stato di
serenità neuropsichica con il tono parasimpatico tipico del rilassamento. L’interazione
fisica riduce la pressione arteriosa, non solo quale effetto temporaneo del
contatto, ma anche a lungo termine quando costituisce esperienza abituale;
infatti, gli uomini single presentano valori di pressione sanguigna più
elevati di quelli sposati o con una relazione di coppia stabile. Anche se nelle
donne giovani, che tendono fisiologicamente a un regime pressorio più basso,
gli effetti sulla pressione arteriosa sono meno evidenti, si rileva in modo
marcato il miglioramento del tono dell’umore e l’inibizione dei sistemi
neuronici dello stress.
Il contatto fisico, associato alla riduzione ipnotica del controllo
cosciente che avviene mediante l’attività di circuiti che veicolano
informazioni in grado di attivare anche a basso regime sistemi neuronici di
allerta e ansia, con ogni probabilità avrà prodotto nelle donne “magnetizzate”
da Mesmer alleviamento dei sintomi, se ne avevano, o
sensazioni piacevoli se erano già in buona salute. Dunque, oltre all’effetto
placebo, ossia un’azione positiva generata dal cervello stesso sull’organismo, quella
pratica sfruttava inconsapevolmente un meccanismo biologico, con lunga storia
filogenetica, di associazione delle informazioni tattili di contatto cutaneo alla
riduzione di attività di neuroni delle vie nocicettive e dello stress.
Sì, secondo noi questi due effetti sono sufficienti a spiegare il grande
clamore suscitato a fine diciottesimo secolo intorno a questa pratica, che
produceva, è vero, degli effetti, ma non era affatto una terapia.
La commissione di Luigi XVI fece bene a escludere la possibilità di considerare
il “magnetismo animale” o mesmerismo una cura medica per almeno due ragioni
sempre valide nella medicina scientifica: 1) non è definibile, misurabile e
valutabile l’agente che produce gli effetti, perché il fluido magnetico non
esiste; 2) una terapia è un mezzo che modifica uno stato di malattia o un
processo patologico conosciuto in modo favorevole per la salute dell’individuo
e, nel caso dei mezzi migliori, determina o promuove la guarigione completa
dell’organismo.
Per inciso, a questo criterio si sono rifatti qualche decennio fa medici e
ricercatori, inclusi alcuni diventati nostri soci, che hanno tentato in Italia di
opporsi alla moda imperante di etichettare come “terapia” qualunque pratica in
grado di produrre qualche effetto psicologico o sensazione piacevole, come nel
caso di aromaterapia, cromoterapia, urloterapia, e
così via[24].
Secondo un criterio scientifico, per poter affermare che un agente
qualsiasi meriti la qualifica di misura terapeutica si deve considerare anche
lo stato dell’organismo sul quale agisce. Ad esempio, uno stato di sofferenza
con dolori addominali da contrazioni crampiformi gastroenteriche e astenia fino
alla prostrazione può essere prodotto da un digiuno a lungo protratto; la sofferenza
fisica e il patimento psichico possono essere vinti da un buon piatto di
spaghetti e una succulenta bistecca: questo cibo non può considerarsi una cura,
ma un mezzo naturale per la soddisfazione di un bisogno primario, quale quello
alimentare, a lungo trascurato. Non definiamo quindi terapia l’impiego di mezzi
naturali per la soddisfazione di bisogni biologici[25].
Tale enunciazione ci riporta alla questione centrale del rapporto segreto:
ammesso che in alcuni casi di donne sotto ipnosi il contatto fisico col
magnetizzatore abbia simulato l’amplesso, la sensazione positiva prodotta era
dovuta all’appagamento di un bisogno biologico secondario e non può pertanto
considerarsi una cura. La questione è scientificamente risolta e, per l’etica
di fine Settecento, lo è anche in termini più generali.
Negli ultimi decenni del Novecento, tuttavia, in seno alla psicologia si sono
fatte strada costruzioni teoriche che, sviluppando tesi fondate sulla
bioenergetica di Alexander Lowen o estremizzando
concetti dello stesso Wilhelm Reich[26] o “traslando nel somatico” alcune
concezioni freudiane, sostengono l’uso del rapporto sessuale come mezzo
terapeutico.
In Italia, prima che fosse promulgata la legge che disciplina la
professione dello psicologo, esistevano oltre 550 scuole di psicoterapia, in
concorrenza fra loro e tutte sostenute da un impegno culturale militante che presentava
ciascuna scuola come la migliore o l’unica in grado di conferire la
preparazione giusta per affrontare efficacemente i disturbi psichici più comuni.
Fra queste scuole, alcune avevano decisamente sposato la causa della “terapia
sessuale”, indicata in un certo numero di disturbi, sia sotto l’influsso di
esperienze nordeuropee e transoceaniche, sia per effetto di “mode” con
fondamento teosofico di origine orientale, o per ideologizzazione di tesi
antagoniste della morale sessuale corrente. Una testimonianza di quanto fosse
diffuso questo costume terapeutico nel nostro paese già negli anni Settanta la
troviamo nel libro autobiografico Il Malloppo (1971) dello scrittore e
autore di testi teatrali, televisivi e cinematografici Marcello Marchesi, che
racconta della terapeuta che si tolse il camice e passò a “curarlo” col suo
corpo.
Considerando la grande quantità di parametri fisiologici sulla quale incide
l’attività sessuale e il numero di patologie che contribuisce a prevenire, l’argomento
più generale del suo ruolo terapeutico meriterebbe di essere considerato con un
adeguato approfondimento, ma qui lo si è voluto solo menzionare per evidenziare
il contrasto, a due secoli di distanza, fra la costanza della concezione
scientifica e il mutamento dei costumi: dalla comunicazione in un rapporto
segreto del rischio di impiego dell’eccitazione erotica in ipnosi alla
teorizzazione del rapporto sessuale come strumento di cura “somatopsichica”.
Ma, torniamo all’epoca della bocciatura del mesmerismo da parte della
commissione scientifica. I medici furono in massima parte soddisfatti per lo
scampato pericolo di veder contaminata la loro professione da una pratica anacronistica
e archiviarono in fretta la questione, inducendo adepti del magnetizzatore
svevo e loro pazienti a proseguire in forma occulta o dissimulata, e
dedicandosi ad altri grandi problemi di “filosofia medica”, fino a quando non
presero il sopravvento le gravi vicende che portarono alla Rivoluzione
francese, al Terrore e alla Restaurazione.
Nella mente dei neurologi e dei tanti altri medici che avevano praticato il
mesmerismo o solo assistito agli esperimenti erano però rimasti in sospeso degli
interrogativi, che a parole nostre possiamo così sintetizzare, promettendo di
fornire le risposte della storia e della scienza in un prossimo scritto: cos’è
l’ipnosi in termini di funzione cerebrale? Dove, come e perché si verifica?
Gli autori della nota ringraziano
la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invitano alla lettura degli
scritti di
argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare
il motore interno nella pagina “CERCA”).
Monica Lanfredini & Giuseppe Perrella
BM&L-30 gennaio 2021
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La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International
Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze,
Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come
organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1] Seminario di Ingolstadt. Vi era
entrato a quattordici anni ma, non volendo proseguire gli studi per diventare
sacerdote, lasciò il seminario, dal quale ottenne l’attestazione di questi
studi giovanili, che in alcune biografie sono indicati come lauree. L’unica
vera laurea sembra sia stata quella in giurisprudenza, conseguita all’Università
di Vienna. Questi dati e la maggior parte dei riferimenti storici e biografici
riportati in questo saggio, e non altrimenti specificati per fonte bibliografica
nelle note, sono desunti direttamente dai documenti consultati e citati o riprodotti
in anastatica dagli autori dei saggi su Mesmer per l’École
freudienne nella sezione delle “Ricerche sull’Ipnosi”
pubblicate sul “Bollettino del campo freudiano” (v. dopo). Una parte considerevole
del lavoro storico fu condotta nella preparazione del Congresso dedicato
a La Trasmissione della Psicoanalisi e presentata al seminario diretto
da Solange Faladé e Jacques-Alain Miller (genero di
Jacques Lacan) nel febbraio del 1977.
[2] Dissertatio
physico-medica de planetarum
influxu (“Dissertazione fisico-medica sull’influenza
dei pianeti”), dissertazione presentata a una commissione universitaria di Vienna
nel maggio 1766 da candidato di Van Swieten e Van Haen, a loro volta allievi del potentissimo Boerhaave (cfr.
Il segreto di Mesmer di Gerard Miller in Ornicar?, pp. 186-200, Marsilio, Venezia
1978, v. cit. per esteso alla nota n. 13).
[3] Cfr. Giulio Belfiore, L’ipnotismo
e gli stati affini. Luigi Pierro Editore, Napoli
1888. (v. nota 12: Il baquet di Mesmer).
[4] Alcuni (ad es. in “Wikipedia”), seguendo
la tesi sostenuta da due autori che accettano le dichiarazioni del sedicente
Conte Alessandro Cagliostro (Raffaele e Tommaso De Chirico, Cagliostro, un
nobile viaggiatore del XVIII secolo – vol. 1; Il conte di Cagliostro nel
suo tempo – vol. 2, Edizioni Mnamon, Milano 2014)
ancora oggi sostengono che Giuseppe Balsamo e Cagliostro fossero due persone
distinte. Ma gli storici obiettano la mancanza di documenti che attestino la
nascita, l’infanzia e la giovinezza dell’Alessandro Cagliostro coetaneo del Balsamo,
che appare già adulto sulla scena delle società di corte in Europa. Giuseppe
Balsamo e la moglie Lorenza (divenuta poi Serafina) cambiavano di frequente
identità e si attribuivano, attraverso documenti falsificati dallo stesso
Balsamo, titoli mai posseduti. Con l’arresto di Cagliostro non si ha più traccia
della vita di Giuseppe Balsamo; i sostenitori delle due persone distinte hanno
ipotizzato la reclusione contemporanea dei due avventurieri. La plausibilità dell’identità
fittizia è suggerita anche dai rapporti col seduttore Giacomo Casanova, agente
segreto della Repubblica di Venezia, che lo definì un “genio fannullone”, oltre
che dal racconto della visita di Goethe alla madre di Giuseppe Balsamo.
[5] Ronald Golon.
A soli dodici anni, Franz Anton vestiva la livrea con fregi in oro di
assistente del principe nelle battute di caccia. La società era allora divisa
in nobiltà, clero e terzo stato; con la formazione in seminario Mesmer appartiene alle prime due.
[6] Cfr. Jean Tuillier,
Mesmer o l’estasi magnetica, p. 42,
Rizzoli, Milano 1992.
[7] Cita le leggi di gravitazione
universale di Newton, ma non spiega come queste giustificherebbero le
guarigioni operate dalla luna e dal sole sui casi clinici che ha copiato da un
resoconto di Mead. L’unico tentativo di connessione si trova in questa frase
della dissertazione: “… una marea ha luogo nel corpo umano grazie alle stesse forze
a causa delle quali il mare e l’atmosfera si gonfiano” (v. Gerard Miller, Il
segreto di Mesmer in “Ornicar?”,
p. 187, Marsilio, Venezia 1978, v. cit. per esteso alla nota n. 14). Nei
Principia, ovvero Principi Matematici della Filosofia Naturale (5
luglio 1687), Isaac Newton così enuncia la Legge di gravitazione universale:
nell’Universo due corpi si attraggono in modo direttamente proporzionale al
prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale alla loro distanza
elevata al quadrato. Legge fondamentale per la meccanica classica, derivata
per induzione da assiomi empirici. Da notare che già allora era chiaro che il
campo gravitazionale è cosa ben diversa dal campo magnetico, ma Mesmer lo ignora; come dice in modo semplice ed efficace
Einstein, a differenza del campo magnetico i movimenti indotti dal campo
gravitazionale non dipendono né dalla materia né dallo stato fisico del corpo
in questione (cfr. Albert Einstein, Relatività: esposizione divulgativa,
p. 94. CDE (su licenza Boringhieri), Milano 1967).
[8] Athanasius
Kirker (1602-1680) poliedrico gesuita fondatore dell’egittologia
e primo decifratore di geroglifici; in questa qualità collaborò con Gian Lorenzo
Bernini nella progettazione della Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona in
Roma. Scrisse un compendio enciclopedico sulla Cina, compì osservazioni al
microscopio, studi di geologia e di altre scienze naturali, oltre che di
matematica e musicologia.
[9] Gerard Miller, Il segreto di Mesmer, op. cit., p. 189.
[10] Friedrich Franz Anton Mesmer, Memoria sulla
scoperta del magnetismo animale, cit. in Gerard Miller, op. cit., p. 189.
[11] Friedrich Franz Anton Mesmer, Compendio storico
dei fatti relativi al magnetismo animale fino all’aprile 1781, cit. in Gerard Miller, op. cit., pp. 189-190.
[12] Khalid Najab,
Il baquet di Mesmer,
in “Ornicar?”, p. 165, Marsilio, Venezia 1978, v. cit.
per esteso alla nota n. 14.
[13] Alcune trattazioni storiche
parlano di due commissioni o anche di tre: in realtà, come si legge nel “resoconto”
(v. dopo), gli esperti, fra i quali spiccano Benjamin Franklin e Antoine Laurent
de Lavoisier, anche se di diversa provenienza lavorarono insieme nella stessa
commissione.
[14] La traduzione dal francese è di
Bruno Rescio per l’editore Marsilio e il testo è riprodotto
dall’anastatica del documento originale che appare nella versione francese del
volume, qui citato nell’edizione italiana: “Ornicar? Bollettino
periodico del Campo freudiano”, nn. 1-11 e suoi
supplementi (Analytica-melanges nn. 1-5), Prospettive della Psicanalisi, pp.
229-236, (Semiotica & Psicanalisi XII), Marsilio Editori, Venezia 1978. Il
volume riproduce anche un intero capitolo di un’opera di Hippolyte
Bernheim e una lunga conversazione con Michel Foucault.
[15] La copertina (frontespizio
esterno del documento) reca in alto la parola “RAPPORT” con carattere di massima dimensione,
alla seconda riga “DES
COMMISAIRES”, alla
terza “CHARGES
PAR LE ROI”, alla
quarta e quinta
“DE L’EXAMEN” DU “MAGNETISME
ANIMAL”; dopo compare
una decorazione con lo stemma reale nel mezzo, e infine i riferimenti della
stampa avvenuta a Parigi presso la stamperia reale con la data in ordinali
romani.
[16] In “Ornicar?
Bollettino periodico del Campo freudiano” op. cit., pp. 229-236. In quello
stesso anno, cioè nel 1784, Thouret, direttore della
facoltà di medicina e membro della Società Reale di Medicina di Francia,
pubblica Ricerche e dubbi sul magnetismo animale e Paulet
dà alle stampe una dettagliata disamina accusatoria dal titolo eloquente: Antimagnetismo.
[17] Lo stile tipografico è stato
ripreso dalla riproduzione della “Linotipia Union” (Bologna) con stampa della Lito
Savena Bologna per conto della Marsilio Editori, alla p. 237 del volume
dedicato da “Ornicar? Bollettino periodico del Campo
freudiano” citato alla nota n. 14.
[18] Affermano questo con certezza, anche se Lavoisier e
colleghi non possiedono strumenti di semeiotica della coscienza e non hanno un’idea
precisa del grado e del tipo di consapevolezza presente nello stato di “magnetizzazione”,
come si rileva dai passi successivi.
[19] In proposito, i commissari riferiscono
un episodio in cui il luogotenente generale di polizia Lenoir
chiese a D’Eslon se non fosse più facile abusare di
una donna mentre è “magnetizzata”, e questi rispose affermativamente. Si fa poi
riferimento all’atteggiamento delle donne ipnotizzate e all’attrazione che
esercitano sul medico: “…egli vi si trova esposto per due o tre ore. Chi può
garantire che egli sarà sempre padrone di non volerlo? E, anche attribuendogli
una virtù sovrumana, dopo che avrà prodotto un’eccitazione, al suo rifiuto, la
legge imperiosa della natura chiamerà qualcun altro in sua vece; ed egli risponderà
del male che non avrà commesso, ma che avrà fatto commettere”.
[20] In “Ornicar?
Bollettino periodico del Campo freudiano”, op. cit., pp. 237-242 (v. n. 14).
[21] Nel brano che segue non si
riportano riferimenti bibliografici, sia perché si tratta di nozioni
consolidate sia perché si dovrebbero citare decine di lavori per poche righe.
Nelle nostre “Note e Notizie” si trovano molte recensioni e aggiornamenti su
questi argomenti, a partire da “Il bacio, la sua fisiologia e la sua origine” (dal
marzo 2008 in articoli settimanali) agli studi sul ruolo dei ferormoni nell’interazione
ravvicinata e fisica (si veda fino agli articoli più recenti a partire da Note
e Notizie 31-03-07 Il sesso e il nervo sconosciuto).
[22] L’ossitocina rilasciata dai
neuroni dell’ipotalamo, per specifica mediazione recettoriale, agisce in una
sinergia di processi che accrescono la disponibilità alla relazione e la percezione
di star bene, riducendo dolore, ansia, paura, ostilità e disagio. Il ruolo dell’ossitocina
è analizzato in maniera esaustiva nel nostro articolo recente: Note e
Notizie 31-10-20 Quale ossitocina induce ansia invece di ridurla.
[23] È stata provata anche la
riduzione da contatto dei livelli di ACTH, CRH (CRF) sia dell’amigdala sia dell’ipotalamo,
ed è stata rilevata la riduzione di attivazione dei circuiti dell’amigdala e
del locus coeruleus, mediatori della paura e dell’ansia.
[24] In Italia si passò dalla legge
che consentiva di indicare, prescrivere e praticare terapie solo ai laureati in
medicina e chirurgia (gli infermieri si consideravano esecutori tecnici del
medico responsabile della prescrizione) all’apertura indiscriminata a figure
non sempre bene definite. Il professor Cazzullo, allora presidente della Società
Italiana di Psichiatria, riferì di un paradosso cui assisteva a Milano, mentre
i medici con training psicoterapeutico, internato e tirocinio in
psichiatria dovevano aspettare altri cinque anni di specializzazione per poter
esercitare, intorno a loro vedevano sorgere come funghi studi di terapisti improvvisati,
spesso stranieri, senza alcuna formazione universitaria e muniti di strani
attestati per l’esercizio delle più disparate pratiche ludiche, esoteriche,
teosofiche, magico-mistiche o ideate da loro stessi. Nessuno, certo, li portava
davanti a una commissione.
[25] Ricordiamo che si definisce bisogno
primario una necessità biologica che non soddisfatta porta a morte l’individuo
(bisogno alimentare, idrico e di protezione dalle temperature estreme), mentre
si definisce bisogno secondario una necessità biologica che non
soddisfatta porta all’estinzione della specie (bisogno riproduttivo).
[26] Alexander Lowen
era allievo di Wilhelm Reich che, a sua volta, era stato allievo di Sigmund Freud.
Come è noto, Freud riteneva che la repressione di desideri sessuali fosse causa
di nevrosi, e la loro soddisfazione fosse necessaria per la salute psichica,
tuttavia non teorizzò mai un ruolo diretto dello psicoanalista nell’appagamento
dei bisogni fisici, considerando di fondamentale importanza il mantenimento
della distanza terapeutica, anche per conservare autorevolezza. Infatti,
raccomandava di non cedere alle lusinghe delle isteriche che, immancabilmente,
avrebbero declassato l’analista compiacente al ruolo di amante dipendente dalla
loro concessione di favori.